venerdì 26 febbraio 2010

POIEIN


                        Mark Chagall-Il violinista blu



da "Lo splendido violino verde"


Oh, se invece di tanta minutaglia,
nei miei versi torbidi e sbandati,
si spiegasse l'intera carta del mondo.
Ma che fare se agli occhi
si stagliano solo frastagli di foglie,
cavallini malati, cionche reliquie, congedi con brividi,
e quindi lividi autunni che piangono?
La memoria fallisce e non sa dirvi
dove si trovino il Brahmaputra e Rio Branco,
gli affluenti dell'Orinoco, lo stretto della Sonda.
Conosceva tutto a menadito,
ora invece è un trombone arruginito,
una navicella che affonda.




A. M. Ripellino-Poesie-Einaudi

giovedì 25 febbraio 2010

Beat and bop

Leggere questo libro è come ascoltare una sessione di raffinato, purissimo jazz. Le parole sono come note, ti incalzano senza sosta e non è letteratura o meglio non è più solo quello; e sì che ci sono citazioni continue di autori del calibro di Baudelaire ( una sorta di alter-ego del protagonista ), di Celìne, di Fitzgerald, di Ginsberg, di Faulkner, di Proust, di Cervantes e quant'altri, e che l'unicità e la grandezza di Kerouac sono innegabili ma come dicevo, qui non si fa letteratura o semplice sfoggio d'erudizione e cultura, si racconta la vita, che è molto di più. La vita è quella di una generazione di americani, rappresentata attraverso lo sguardo di un gruppo di giovani ( in particolare una coppia mista, bianco lui, di colore lei ), i sotterranei appunto, che si muovono tra i quartieri di S. Francisco subito dopo la guerra, senza riferimento alcuno nè morale nè sociale, senza progetti se non quello di vivere nel modo più intenso che possono, fuori da ogni schema. Sono contraddistinti da una profonda inquietudine, la follia di tutti, tenuta a bada solo a colpi di bevute, droga, sesso, jazz e velleità letterarie, sperimentati ora tutti insieme ora uno per volta. Nessuno però capace di strappare gli individui dal precipizio in cui si vanno calando giorno dopo giorno, perchè nella direzione sbagliata si va lasciandosi scivolare...




Jack Kerouac- I sotterranei- Feltrinelli

mercoledì 24 febbraio 2010

Misteri dell'Afghanistan

"Al salem alekkum..." Come si riesca a dire " la pace sia con te" al comandante nemico con cui ci si spara così regolarmente da dovergli noi chiedere di piantarla per un'ora, resta uno dei misteri dell'Afghanistan.
Alim Khan ride e scherza via radio, prima di passare a cose più serie.
"Ci sono quelli di Emergency, vogliono venire dalla vostra parte."
"Lo sappiamo, ci sono i loro da Kabul, che sono venuti a prenderli."
"Allora cosa facciamo?"
"Fateli passare."
"Va bene?"
"Sì per noi va bene, e per voi?"
"Sais, quhud offiz," va bene, arrivederci.

Kate mi guarda con aria interrogativa. E' evidente che sta pensando le stesse cose: che cosa fare, ascoltiamo il consiglio di Qanouni e giriamo al largo, o ci fidiamo delle conversazioni radio tra i responsabili dei check point che si fronteggiano, e si accoppano, da anni? Sarà una trappola? E come la mettiamo, con i bombardamenti in corso più giù, verso Bagram?
"Andiamo."




Gino Strada-Buskashì-Feltrinelli

martedì 23 febbraio 2010

Corrispondenze

Erodoto vive una vita piena, per nulla intralciato dalla mancanza del telefono, dell'aereo o della bicicletta. Tutte cose che arriveranno solo dopo migliaia di anni, e che niente lascia presumere che gli siano mancate: se la cava perfettamente anche senza. La sua vita e quella del mondo contengono una forza propria, un'energia inesauribile e autosufficiente che lui avverte e che lo entusiasma. Erodoto doveva per forza essere una persona serena, rilassata e cordiale: è solo a questo tipo di persone che gli estranei svelano i propri segreti. Le nature chiuse, ombrose, introverse, anzichè indurre il prossimo a confidarsi, suscitano il timore e la voglia di scappare. Se Erodoto avesse avuto un carattere del genere, non avrebbe cavato niente dagli altri e noi non avremmo avuto la sua opera.
Riflettevo su questo fatto, sentendo con stupore e anche con una certa inquietudine che, addormentandomi nella lettura di Erodoto, subivo un processo di identificazione intellettuale ed emotiva con il mondo e gli eventi evocati dal greco. La distruzione di Atene mi coinvolgeva di più dell'ultimo colpo di stato in Sudan e l'affondamento della flotta persiana mi appariva più tragico della rivolta militare in Congo. Il mio mondo non era soltanto l'Africa, della quale dovevo occuparmi come corrispondente dell'agenzia di stampa polacca, ma anche quello scomparso da centinaia di anni.
Come stupirsi dunque se, seduto in una afosa notte tropicale sulla veranda del Sea View Hotel di Dar-es-Salaam, pensavo ai soldati di Mardonio che, in una notte di gelo (in Europa allora era inverno), cercavano di scaldarsi davanti al fuoco le mani intirizzite?




Ryszard Kapusinski-In viaggio con Erodoto-Feltrinelli

lunedì 22 febbraio 2010

Confessione

Cade cenere umida dal cielo. Tutto il paesaggio si è fatto misterioso. Sembra che annotterà rapidamente, invece no, c'è ancora tanta luce diurna, è una luce immobile, come se il suo latore si fosse fermato per concedere il tempo di arrivare a Castelo Novo. E' un favore di cui il viggiatore rimarrà in debito per tutta la vita. A quest'ora del giorno, sotto la luce miracolosa, non può esservi paesaggio paragonabile a questo. La strada, abbandonata ormai quella che va a Castelo Branco, fa una lunga curva, attraversa tutta la vallata del torrente Alpreade, ma detto così non significa niente, non può raffigurare la bruma che aleggia sopra i campi, gli alberi, sullo sfondo i versanti della Gardunha, e soprattutto la luce, quella luce indefinibile che è quasi solo il residuo del suo passaggio, il viaggiatore non sa come spiegarlo. Dica apertamente che non sa farlo, confessi che non può.




Josè Saramago-Viaggio in Portogallo-Einaudi

venerdì 19 febbraio 2010

POIEIN


             Vincent van Gogh-Salici al tramonto



Tra andarsene e restare...



Tra andarsene e restare è incerto il giorno,
innamorato della sua trasparenza.

Il pomeriggio circolare si fa baia;
nel suo calmo viavai si mescola il mondo.

Tutto è visibile e tutto è elusivo,
tutto è vicino e tutto è inafferrabile.

Le carte, il libro, il bicchiere, la matita
riposano all'ombra dei loro nomi.

Nella mia tempia il battito del tempo ripete
la stessa testarda sillaba di sangue.

Dell'indifferente muro la luce fa
uno spettrale teatro di riflessi.

Mi scopro nel centro di un occhio;
Non mi guarda, mi guardo nel suo sguardo.

Si dissipa l'istante. Immobile.
Vado e vengo: sono una pausa.



Octavio Paz

giovedì 18 febbraio 2010

Il mondo in tavola

Per puro caso sono approdata a questo libro e non è stato un cattivo caso, tutt'altro; l'ho letteralmente divorato. E' un libro autobiografico, insolito e dallo stile trasgressivo, oserei dire addirittura borderline. E' la storia di un cuoco famosissimo e molto apprezzato o meglio è la storia di una passione inesauribile, che porta un tizio assai scalmanato, tale Anthony Bourdain, a passare, nemmeno più di tanto indenne, attraverso droga, sesso e cucine di ristoranti di ogni dove, fino ad arrivare alla cucina di un prestigiosissimo ristorante di New York come celebre e inarrivabile capocuoco. E' una storia dissacrante, un pò cinica ma di reale efficacia, sulla più tradizionale e sfiancante delle gavette, tra oneri e onori , croci e delizie , orrori e fasti culinari e, in un certo senso, sulla globalizzazione da un punto di vista più che insolito. L'unica costante di tutta la vicenda resta una irrefrenabile passione, che alla fine trova il luogo esatto in cui deflagrare, pienamente. Insomma un viaggio inaspettato, assolutamente da fare.




Anthony Bourdain- Kitchen confidential-Avventure gastronomiche a New York- Feltrinelli

mercoledì 17 febbraio 2010

Tra istinto e volontà

Quanto più lei procedeva nel suo racconto, tanto più ridicole e insignificanti gli apparivano le proprie avventure, almeno sino al punto in cui erano giunte, e giurò di portarle a termine tutte, di raccontargliele poi fedelmente e vendicarsi così di quella donna infedele, crudele e traditrice, che aveva rivelato nel sogno la sua reale natura, e che in quel momento credette di odiare più profondamente di quanto l'avesse mai amata. Allora si accorse di stringere ancora tra le mani le dita di lei e, sebbene fosse deciso a odiare quella donna, sentiva per le sue dita sottili, fredde e così familiari una tenerezza immutata, divenuta soltanto un pò dolorosa; e istintivamente, quasi contro la sua volontà, prima di sciogliere dalle sue quella mano familiare, la sfiorò dolcemente con le labbra.
Albertine non apriva ancora gli occhi, Fridolin ebbe l'impressione che ella sorridesse con un'espressione di felicità trasfigurata e innocente e provò un inspiegabile desiderio di chinarsi su di lei e baciarla sulla fronte pallida. Ma si dominò, sentendo che quel suo stato d'animo derivava solo dalla ben comprensibile stanchezza dopo gli sconvolgimenti delle ultime ore; nell'ingannevole atmosfera della stanza matrimoniale quella stanchezza s'era tramutata in struggente tenerezza.




Arthur Schnitzler-Doppio sogno-Gli Adelphi

martedì 16 febbraio 2010

Tutto si paga

Le donne possono essere amiche meravigliose. Assolutamente meravigliose. Ma prima di tutto, perchè l'amicizia abbia una base, bisogna che di una donna tu sia innamorato. Io avevo Brett come amica. non avevo mai pensato al suo punto di vista. Ottenevo qualcosa per niente. Ma questo ritardava soltanto la presentazione del conto. Il conto arrivava sempre. Era una delle cose meravigliose su cui potevi contare.
Pensai di aver già pagato tutto. Non come paga e paga e paga una donna. Nessuna idea di giusta punizione o di castigo. Un mero scambio di valori. Tu davi qualcosa e ricevevi qualcos'altro. O lavoravi per qualcosa. In un modo o nell'altro pagavi per tutto quello che ti capitava di buono. Io avevo pagato la mia parte per un numero sufficiente di cose che mi piacevano, e di conseguenza me l'ero passata bene. O pagavi imparando o con l'esperienza o correndo rischi o con i soldi. Godersi la vita significava imparare a spendere bene i propri soldi e sapere quando ci si era riusciti. Potevi sempre spendere bene i tuoi soldi. Il mondo era un buon posto per fare acquisti. Sembrava una bella filosofia. Fra cinque anni, pensai, sembrerà stupida come tutte le altre belle filosofie che ho avuto.
Ma forse non era vero. Forse, man mano che andavi avanti, imparavi realmente qualcosa. Non m'importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse, se scoprivi come viverci, imparavi anche che cos'era.




Ernest Hemingway-Fiesta-Oscar Mondadori

lunedì 15 febbraio 2010

Certi amori...

Thomas, cercando di non fissarlo, come pensando a altro disse: "A volte certe carezze feriscono più di un rasoio. Io ti amo Leo. Ma sei stato tu a arrivare qui, e a te stava la prima mossa. Ci sono momenti terribili in cui tu mi respingi. E altri, in cui altrettanto improvvisamente, desideri la mia compagnia. Sei imprevedibile e io non riesco a seguirti. Un pò ci sei, poi sparisci. E quando hai voglia di me, perchè ti sei messo assurdamente in testa che io devo esserci, arrivi come se questi mesi non fosse successo niente. Ed io devo riabituarmi all'idea di te. Devo amarti e poi smettere quando non lo sopporti più. Devo esserci e devo scomparire. Se una sola volta io ho bisogno di te, e ti cerco, e questa mia ricerca non coincide con il momento della tua testa che mi chiama, allora sono fuorigioco. E non posso farci niente. Devo andarmene o farmi maltrattare. Subire il tuo disprezzo, la tua ironia. Le offese. Leo, perchè non ti metti il cuore in pace e accetti di amarmi?"




Pier Vittorio Tondelli-Camere separate-Bompiani

venerdì 12 febbraio 2010

POIEIN


                        Renè Magritte-Gli amanti




Nel Liceo e all'Università

La prima volta
non ti ho conosciuto.
La seconda, si.

Dimmi
se il vento te lo dice.
Quel mattino rigido
io diventai triste,
poi mi venne voglia
di mettermi a ridere.
Non ti ho conosciuto.
Sì mi hai conosciuto.
Sì ti ho conosciuto.
Adesso tra i due
si allunga impassibile,
un mese, come un
paravento di giorni grigi.

La prima volta
non ti ho conosciuto.
La seconda, sì.




Federico Garcìa Lorca-Tutte le poesie-Garzanti

giovedì 11 febbraio 2010

Copertine

Sono tornata a Baricco dopo molto tempo, avevo trovato la faccenda delle quattro diverse copertine di "Questa Storia", a suo tempo, pretenziosa; poi ho comprato Emmaus proprio per la copertina, scarna, essenziale, direi lapidaria. Il libro è snello, di agile lettura, c'è un Baricco che poco si compiace della sua abilità retorica e di maniera, non che la comunicazione, a mezzo bigliettini lasciati al caso, tra due fidanzati non sia una sua cifra poetica inconfondibile e certa, esattamente come il suo parlarci di "cuori piccoli" o di "attese di senso", però sembra che il tema centrale del libro assorba in sè ogni divagazione, si affermi prepotentemente. La storia è quella di un gruppo di ragazzi alle prese con l'età incerta e ingestibile dell'uomo. Questi si rapportano all'amore, all'amicizia, alla morte, alla vendetta man mano che li sperimentano, vivendoli sulla propria pelle e a proprie spese. Sono, insomma, delle pagine bianche e tutte ancora da scrivere, ballano tra la follia del caos e quella dell'ordine, tra poli opposti, tra fede e nulla, tra goffaggini e istintuali conoscenze dettagliate delle sfumature, tra luci e penombre, tra l'agire e l'essere "agiti". Da qualunque parte si schieri il lettore si renderà presto conto che si tratta in fondo di uno stesso procedere per lampi e che tutto è oscurità, c'è un unica tenebra per tutti. A voler fare uno slogan si potrebbe dire, semplicemente, che per vivere veramente occorre "vedersi", non che ci vedano o che noi vediamo gli altri, ma proprio "vedersi", in sincrono.




Alessandro Baricco- Emmaus- Feltrinelli

mercoledì 10 febbraio 2010

Secondo la mia versione...

C'è stato un tempo in cui sognavo che Miriam ed io, superati i novanta, saremmo spirati insieme, come Filemone e Bauci. E allora un munifico Zeus, con un lieve tocco del caduceo, ci avrebbe trasformati in due alberi vicini, coi rami che si sfiorano d'inverno, le foglie che s'intrecciano a primavera.
Gli alberi mi fanno sempre pensare al pomeriggio in cui Sean O'Hearne era seduto con Miriam e me sotto il portico del nostro cottage nei Laurentians, a guardare le acque dove i sommozzatori della polizia avevano cercato il cadavere di Boogie. Boogie che, secondo la mia versione, era sceso a zig zag giù per la collina, aveva infilato il pontile e, schivando la mia pallottola, si era tuffato nel lago. Rivelando una sorprendente vena poetica, O'Hearne, senza togliermi gli occhi di dosso, indicò gli alberi e azzardò: "Chissà cosa direbbero, quegli olmi, se potessero parlare".
"Bè, facile, O'Hearne" rispose Miriam. "Direbbero: "Veramente siamo aceri".




Mordecai Richler-La versione di Barney-Gli Adelphi

martedì 9 febbraio 2010

Mani e mani

Una donna può con le sue mani esprimere tante cose, dare l'illusione di tante cose che in confronto le mani maschili mi fanno sempre l'effetto di pezzi di legno. Le mani maschili sono mani che si stringono per salutare, mani che picchiano, mani che sparano naturalmente e mani che firmano. Stringere, picchiare, sparare, firmare assegni sbarrati: questo è tutto quello che le mani maschili sanno fare e...naturalmente lavorare. Le mani femminili non sono già quasi più mani, sia che spalmino il burro sul pane sia che liscino i capelli sulla fronte.




H. Boll-Opinioni di un clown-Mondadori