venerdì 30 aprile 2010

Sono dei loro!

http://cartmanedizioni.wordpress.com/2010/04/30/gli-autori-del-concorso-cartman-2010/

POIEIN


Se esco vestita ubbidiente alla stagione
- il giorno prima c'era un freddo orrendo -
e chiuso pacco pesante mi trasporto
alle mie tante insipide faccende
e camminando all'ombra arrivo al sole
e poi mi trovo a slacciarmi la sciarpa
e dopo un po' quel mio denso cappotto
tenuto aperto dalle mani in tasca
diventa lieve coda che svolazza
- non per il vento, perché il sole è fermo -
dietro i miei passi ormai più lenti e laschi
languidamente incerti sul da farsi,
quasi che fosse tuo il merito del caldo,
tutta scaldata da questo fermo sole
che posso fare? corro a cercarti,
ho questa scusa, ti devo festeggiare.

( Ma io verrei di corsa anche se piove. )




Patrizia Cavalli-Sempre aperto teatro-Einaudi



giovedì 29 aprile 2010

E' giallo!

Questo libretto, tascabile e di facile lettura, è il primo che leggo di Giorgio Scerbanenco. Ero incuriosita dall'autore, ho trovato che ha una scrittura semplice ed essenziale, che riesce con facilità a dare una rappresentazione lucida di quella che è la situazione sociale italiana degli anni settanta e a tracciare, senza sforzo, un profilo a tratti anche impietoso della piccola borghesia del bel paese. Ladro contro assassino è la vicenda di un ladro dal cuore buono, tale Mario Marrìa, il quale esce dal carcere di S.Vittore dopo un anno di reclusione per borseggio, tutt'altro che intenzionato a cambiare vita. Una volta fuori, anzichè cercarsi un lavoro, insieme a Giovanna, la coprotagonista del libro, metterà a segno un nuovo colpo in un night. Raccimolata così una bella somma di danaro e presa in prestito la macchina di Giovanna, Mario si recherà da Caterina. La ragazza lavora per i servizi sociali con molta dedizione, è innamorata di Mario da tempo ma Mario non sa se l'anno passato in carcere l'abbia allontanata definitivamente da lui. Non ha altra scelta che andare a chiederglielo, anche su consiglio della stessa Giovanna. I sentimenti di Caterina per lui non sono cambiati, lei contro i suggerimenti della madre ha deciso di amarlo perchè riconosce in lui un bravo ragazzo. Decidono così di fare un viaggio a Orvieto, Caterina lo desidera da tempo, è un suo sogno. La gita a Orvieto rimette l'animo di Mario in pace, finalmente gli pare che tutto sia a posto ed è felice ma dura poco. Dopo un'intera giornata di giri turistici, mentre Caterina è in macchina a massaggiarsi i piedi stanchi, Mario va al bar a prendersi da bere, mancherà solo per cinque minuti e al suo ritorno troverà il corpo della ragazza senza vita e brutalmente massacrato. Un gruppo di anarchici lo vede in macchina vicino al cadavere, lui capisce che sarà il primo sospettato e che con i precedenti che ha non ha scampo, ancora scosso decide che l'unica è scappare. Sulla sue tracce ci saranno così i poliziotti da un lato e i giovani anarchici dall'altro, proprio questi ultimi riusciranno ad acciuffarlo, massacrarlo di botte e quasi a consegnarlo alla polizia, se non fosse che Mario li convincerà della sua innocenza. Da quel momento in poi lo aiuteranno a scovare l'assassino con ogni mezzo insieme alla fedele e leale Giovanna, rischiando anche di finire loro stessi in carcere. L'assassino sarà difficile da trovare, Caterina non aveva nemici, conduceva una vita irreprensibile ma Mario non ha scelta, non troverà più pace nè sarà scagionato dall'accusa di omicidio se non lo troverà, decide così di cercarlo indagando a ritroso nella vita della ragazza...e alla fine avrà ragione.



Giorgio Scerbanenco- Ladro contro assassino- Garzanti

mercoledì 28 aprile 2010

Sott'acqua...

 
Signora Madre, è notte fonda, mi sono alzata e sono venuta qui a scrivervi. Tanto per cambiare, anche questa notte l'angoscia mi ha presa d'assalto. Ormai è una bestia che conosco bene, so come devo fare per non soccombere. Sono diventata un'esperta della mia disperazione.
Io sono la mia malattia e la mia cura.
Una marea di pensieri amari sale e mi prende alla gola. L'importante è riconoscerla subito e reagire, senza lasciarle il tempo di impadronirsi di tutta la mia mente. L'onda cresce rapida e ricopre tutto quanto. E un liquido nero, velenoso. I pesci moribondi salgono in superficie, con le bocche spalancate, annaspano. Eccone un altro, viene su boccheggiando, muore. Quel pesce sono io.
Mi vedo morire, mi guardo dalla riva, ho i piedi già bagnati di quel liquido nero e velenoso.
Arriva in superficie un altro pesce agonizzante, è il pensiero del mio fallimento, sono ancora io quella, sto morendo un'altra volta.
Perché venire a galla? Meglio morire sott'acqua. Vengo tirata giù. Mi sento sprofondare. È tutto buio.



Tiziano Scarpa-Stabat Mater -Einaudi


martedì 27 aprile 2010

...quella cosa senza senso

"...stava sveglia a guardare come lui era bello, sfruttando qualche chiarore nell’oscurità, e quando sussultava spaventato, come se sentisse sparare, o che cadevano le bombe sulla nave e la spezzavano in due, lo sfiorava leggermente con un dito e il Reduce nel sonno le rispondeva attraendola a sé e non era distante da lei neppure quando dormiva. Allora nonna prendeva coraggio e si faceva una nicchia nella curva del suo corpo e si metteva da sola il braccio del Reduce attorno alle spalle e la mano sulla testa e l’impressione che le faceva questa posizione mai provata era tale che non riusciva a rassegnarsi a quella cosa, secondo lei senza senso, che è addormentarsi quando si è felici ...Quindi c’era da chiedersi se gli innamorati vivessero così. E se fosse possibile. E se non decidessero anche loro a un certo punto di mangiare e dormire."





Milena Agus-Mal di pietre-Nottetempo

lunedì 26 aprile 2010

M'incanta

“L’albergo ci aspettava come un tempio da lungo predisposto. Ci spogliammo con calma, e non per sfoggiare muscoli o curve perfette, ma perchè entrambi avevamo capito che, con tutti i loro segni, questi corpi erano il supporto di una storia che iniziava in quel momento. Ci amammo lentamente, e non per le buone maniere apprese al Centro Catalano, ma perchè cercavamo nel piacere la via per trovare la migliore stanchezza. E dopo parlammo, dimenticando ieri e domani, poichè le parole sono come il vino: hanno bisogno di respiro e di tempo perchè il velluto della voce riveli il loro sapore definitivo.
Ora, accanto al mare, la guardo: so tutto di lei, ma lo dimentico per il piacere di tornare a conoscerla, verità su verità, dubbio su dubbio, certezza su certezza e timore su timore….”




Luis Sepulveda-La Lampada di Aladino-Guanda

venerdì 23 aprile 2010

POIEIN

                     Renè Magritte-Il paese dei miracoli



 Notturno



La collina è notturna, nel cielo chiaro.
Vi s’inquadra il tuo capo, che muove appena
e accompagna quel cielo. Sei come una nube
intravista tra i rami. Ti ride negli occhi
la stranezza di un cielo che non è il tuo.
La collina di terra e di foglie chiude
con la massa nera il tuo vivo guardare,
la tua bocca ha la piega di un dolce incavo
tra le coste lontane. Sembri giocare
alla grande collina e al chiarore del cielo:
per piacermi ripeti lo sfondo antico
e lo rendi più puro.
  Ma vivi altrove.
Il tuo tenero sangue si è fatto altrove.
Le parole che dice non hanno riscontro
con la scabra tristezza di questo cielo.
Tu non sei che una nube dolcissima, bianca
impigliata una notte fra i rami antichi.



Cesare Pavese-Lavorare stanca-Einaudi

giovedì 22 aprile 2010

Un puzzle

Questo libro è un puzzle, le pagine-tessere completeranno e ricostruiranno, alla fine, quella che è la figura di Maria Rosaria Inzerillo, detta con dispregio "la mennulara", donna misteriosa ed enigmatica, soprattutto agli occhi delle persone che le erano state vicine, gli Alfalippe ( per i quali era stata serva, amministratrice, consigliera e chissà cos'altro! ) fino all'ultimo giorno della sua vita. Il racconto parte dal momento dalla morte della mennulara e si protrae per un mesetto, fino al giorno del trigesimo; nella società dell'epoca immobile e cristallizzata  ciascuno si è costruito un ruolo che tiene a mantenere, con un certo terrore dei cambiamenti, si seguono così rituali per ogni cosa e l'apparenza e il conformismo la fanno da padrona. Poi, lontano dagli occhi e dalle orecchie altrui, tutti si lasciano andare ai propri reali istinti, interessi, tornaconti e piccoli o grandi compromessi. Nel romanzo ambientato in una Sicilia descritta meravigliosamente nelle sue tradizioni, nei suoi scorci mozzafiato, nella sua cultura millenaria, nei suoi colori e sapori si evidenzia la separazione/contiguità tra servi e padroni in un periodo di profonda rivoluzione socio-economica, le due classi ( con continui ribaltamenti di ruolo e colpi di scena ) convivono sempre più a stretto contatto nel concreto, mantenendo però in piedi una rigidissima formalità e soprattutto non parlandosi ma "sparlandosi". Emblematico di ciò è il continuo passare di informazioni, tra l'altro anche raccontate con una certa ironia e in modo assolutamente divertente, su fatti privati di bocca in bocca, da un certo punto di vista nei salotti bene e da tutt'altro nelle portinerie, con la stessa dose massiccia di diffidenza reciproca. Tutti sanno tutto di tutti, anche la mennulara non sarà risparmiata da ogni tipo di pettegolezzo una volta morta, dal più santificante al più becero, solo alla fine del romanzo ogni tassello troverà la sua esatta collocazione e renderà giustizia alla memoria della defunta.





Simonetta Agnello Hornby - La Mennulara- Feltrinelli

mercoledì 21 aprile 2010

Come un'ombra


Tornai allo studentato a piedi, a notte fonda. Lungo il sentiero
incontrai tre guardie, non volevano nulla da me. Erano occupati
con se stessi, mangiavano prugne verdi come di giorno. Era così silenzioso in città, che li sentivo masticare. Avanzai piano, in modo da non disturbarli mentre mangiavano. Avrei preferito camminare in punta di piedi, ma se ne sarebbero accorti. Camminando, diventai leggera come un’ombra, non sarebbero mai riusciti ad afferrarmi. Le prugne verdi nelle mani delle guardie erano nere come il cielo. 


Herta Muller-Il paese delle prugne verdi-Keller

martedì 20 aprile 2010

Certe parole

Ecco come sono le parole, nascondono molto, si uniscono pian piano fra di loro, sembra non sappiano dove vogliono andare, e all'improvviso, per via di due o tre, o di quattro che all'improvviso escono, parole semplici, un pronome personale, un avverbio, un verbo, un aggettivo, ecco lì che ci ritroviamo la commozione che sale irresistibilmente alla superficie della pelle e degli occhi, che incrina la compostezza dei sentimenti, a volte sono i nervi a non riuscire a reggere, sopportano molto, sopportano tutto, come se indossassero un'armatura ... e poi [ci sciogliamo] in lacrime per via di un pronome personale, di un avverbio, di un verbo, di un aggettivo ...




José Saramago-Cecità-Einaudi

lunedì 19 aprile 2010

Riconoscerci

"C'è un paesaggio interiore, una geografia dell'anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita.
Chi è tanto fortunato da incontrarlo, scivola come l'acqua sopra un sasso, fino ai suoi fluidi contorni, ed è a casa.
Alcuni lo trovano nel luogo di nascita; altri possono andarsene, bruciati, da una città di mare, e scoprirsi ristorati nel deserto. Ci sono quelli nati in campagne collinose che si sentono veramente a loro agio solo nell'intensa ed indaffarata solitudine della città.
Per qualcuno è la ricerca dell'impronta di un altro; un figlio o una madre, un nonno o un fratello, un innamorato, un marito, una moglie o un nemico.
Possiamo vivere la nostra vita nella gioia o nell’infelicità, baciati dal successo o insoddisfatti, amati o no, senza mai sentirci raggelare dalla sorpresa di un riconoscimento, senza patire mai lo strazio del ferro ritorto che si sfila dalla nostra anima, e trovare finalmente il nostro posto.



 Josephine Hart- Il danno-Feltrinelli

venerdì 16 aprile 2010

POIEIN

                      Claudio Rolfi-L'uomo che faceva il pescatore




Per Tess



Giù nello Stretto le onde schiumano,
come dicono qui. Il mare è mosso e meno male
che non sono uscito. Sono contento d'aver pescato
tutto il giorno a Morse Creek, trascinando avanti
e indietro un Daredvil rosso. Non ho preso niente.
Neanche un morso. Ma mi sta bene così. È stato bello!
Avevo con me  il temperino di tuo padre e sono stato seguito
per un po' da una cagnetta che i padroni chiamavano Dixie.
A volte mi sentivo così felice che dovevo smettere
di pescare. A un certo punto mi sono sdraiato sulla sponda
e ho chiuso gli occhi per ascoltare il rumore che faceva l'acqua
e il vento fischiava sulla cima degli alberi, lo stesso vento
che soffia giù nello Stretto, eppure è diverso.
Per un po' mi son concesso il lusso di immaginare che ero morto
e mi stava bene anche quello, almeno per un paio
di minuti, finché non me ne sono reso conto: Morto.
Mentre me ne stavo lì sdraiato a occhi chiusi,
dopo essermi immaginato come sarebbe stato
se non avessi davvero potuto più rialzarmi, ho pensato a te.
Ho aperto gli occhi e mi sono alzato subito
e son ritornato a essere contento.
È che te ne sono grato, capisci. E te lo volevo dire.



Raymond Carver -Il mestiere di scrivere-Einaudi

giovedì 15 aprile 2010

Allontanando

Questo libricino è la storia di una serie di persone coinvolte, loro malgrado, in fatti di sangue, che l'Italia ha prima permesso, poi mistificato nonchè rimosso, salvo riportarli a galla all'occorrenza per giustificare questo o quell'orientamento politico/ideologico, per  ben quarant'anni, senza che mai si mettesse un punto fermo, si facesse chiarezza, si spiegasse alcunchè di quegli anni assurdi, cosiddetti "anni di piombo". Mario Calabresi, ottimo giornalista, con piglio documentato e desideroso, direi quasi assetato di chiarezza, ci racconta come il terrorismo sia entrato nella sua vita, in quella della sua famiglia e in quella di numerose altre vittime, alcune completamente sconosciute ai più, altre meno e come oltre al danno le stesse vittime si siano dovute, nell'assenza pressocchè totale dello Stato, sobbarcare l'onere di gestire calunnie, falsità, accuse e nel migliore dei casi l'umiliazione per la confusione dei fatti e la colpevole immobilità delle istituzioni di fronte a chi da quella confusione ha tratto vantaggio. L'autore racconta solo ciò che è stato provato in ordine alla tragica vicenda che ha portato alla morte del padre, ha parole di riconoscenza per chi gli è stato leale ( pochi ma determinanti a portare nella sua casa un pò di "caos buono" stavolta, fatto di tanto colore e calore e di...spensieratezza ), non sembra serbare rancore e questa è la prova che chiunque abbia voluto colpire la sua famiglia ha fallito miseramente. Mario Calabresi è un bel ragazzone, sereno e forte, sicuramente ha sofferto molto per ciò che gli è accaduto ma ha saputo andare avanti. Credo che l'Italia debba essere meno superficiale ed esigere chiarezza su fatti che possono essere allontanati definitivamente solo se chiariti, lo si deve a troppe vittime, lo si deve all'intelligenza di troppe persone. In bocca al lupo Mario, di cuore.



Mario Calabresi- Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo.- Mondadori

mercoledì 14 aprile 2010

Fuori tempo.

"Ero felice, non ci si accorge mai di esserlo, Angela, e mi chiesi perchè l'assimilazione di un sentimento così benevolo ci trovi sempre impreparati, sbadati, tanto che conosciamo solo la nostalgia della felicità, o la sua perenne attesa." 


Margaret Mazzantini-Non ti muovere- Mondadori

martedì 13 aprile 2010

Senza poesia

" L'egoismo degli esseri che si sono mescolati alla nostra vita, quando si pensa a loro, da vecchi, si dimostra innegabile, cioè come se fosse d'acciaio, di platino, e persino più durevole del tempo stesso. Quando si è giovani, l'indifferenza più arida, le porcate più ciniche, si arriva a trovarghi la scusa del capriccio passionale e chissà quale segno di un romanticismo inesperto. Ma più tardi, quando la vita vi ha mostrato per bene tutto quello che può esigere in cautela, crudeltà, malizia soltanto per essere mantenuta bene o male a 37°, ti rendi conto, sei informato, hai le carte in regola per capire tutte le stronzate che contiene un passato. Basta in tutto e per tutto contemplare scrupolosamente se stessi e quel che si è diventati in fatto di schifezza. Niente più mistero, niente più ingenuità, ti sei mangiato tutta la poesia visto che hai vissuto fino a quel momento. E' un cazzo fritto la vita. "



Louis Ferdinand Cèline-Viaggio al termine della notte- Corbaccio

lunedì 12 aprile 2010

Tempistiche

Mi piaceva una ragazza, volevo impressionarla, per impressionarla  avevo scritto un romanzo, nove racconti e trenta poesie. Lei aveva letto il romanzo, i nove racconti e le trenta poesie, aveva detto sei bravo, scrivi bene, io li adoro, gli artisti. Poi si era messa con un ultrà neonazista del Lecce.
Non ho ancora capito dov’è che ho sbagliato.



Gianluca Morozzi- L'era del porco- Guanda 

venerdì 9 aprile 2010

POIEIN

                Rossana Giardini-Assenza



Nominarti


Non è la poesia
della tua assenza,
solo un disegno,
una crepa nel muro,
un che d'amaro,
qualcosa nel vento.



Alejandra Pizarnik-Traduzione di Francesco Tentavi Montalto

giovedì 8 aprile 2010

...cose di sole.

«Ancora guardo il sole - il mio primo sguardo a occhi aperti. È rosso sangue e gli uomini camminano in cima ai tetti. Tutto al di sopra dell’orizzonte mi è chiaro. È come la domenica di Pasqua. La morte è dietro di me e anche la vita. Voglio vivere la vita spirituale del pigmeo, la vita segreta del piccolo uomo nella boscaglia selvaggia. Dentro e fuori si sono scambiati di posto. L’equilibrio non è più la meta, la bilancia deve essere distrutta. Voglio sentirti promettere ancora tutte quelle cose di sole che ti porti dentro. Lasciami provare a credere per un giorno, mentre riposo all’aperto, che il sole porti buoni notizie. Lasciami marcire nello splendore mentre il sole ti scoppia nell’utero. Credo tutte le tue bugie, implicitamente. Ti prendo come personificazione del male, come distruttrice dell’anima, come Maharani della notte. Inchioda il tuo utero al muro, sì che possa ricordarti. Dobbiamo andare. Domani, domani…»



Henry Miller-Tropico del Capricorno-Mondadori

mercoledì 7 aprile 2010

Insonnia



Di tutti i piaceri che lentamente mi abbandonano, uno dei più preziosi, e più comuni al tempo stesso, è il sonno. Chi dorme poco o male, sostenuto da molti guanciali, ha tutto l’agio per meditare su questa voluttà particolare. Ammetto che il sonno perfetto è quasi necessariamente un’appendice dell’amore: come un riposo riverberato, riflesso in due corpi. Ma qui m’interessa quel particolare mistero del sonno, goduto per se stesso, quel tuffo inevitabile nel quale l’uomo, ignudo, solo, inerme, s’avventura ogni sera in un oceano, nel quale ogni cosa muta – i colori, la densità delle cose, perfino il ritmo del respiro, un oceano nel quale ci vengono incontro i morti. Nel sonno una cosa ci rassicura, ed è il fatto di uscirne, e di uscirne immutati, dato che una proibizione bizzarra c’impedisce di riportare con noi il residuo esatto dei nostri sogni. Ci rassicura altresì il fatto che il sonno ci guarisce dalla stanchezza; ma ce ne guarisce temporaneamente, e mediante il procedimento più radicale riuscendo a fare che non siamo più.


Marguerite Yourcenar-Memorie di Adriano-Einaudi

venerdì 2 aprile 2010

POIEIN

                                                                       
                      Andrea Mantegna-Il Cristo morto



Getsemani



Non una luce ultraterrena
ma un bagliore di pentole di rame
un metallo interiore
(a croce mio malgrado)
in un calvario di oggetti del mattino:
la busta di plastica, gli ombrelli
un raggio di bottiglie
più lattee nella brina.

C'è una pena che ignoro
se mi aspetta in un orto di buio, di paura
o più semplicemente nel cortile
vicino al tronco dell'albero di Giuda.




Antonella Anedda-Dal balcone del corpo-Mondadori

giovedì 1 aprile 2010

La ragazza yemenita

Ezra Shultish, scrittore cinquantenne e docente di letteratura ebraica a New York, prende un anno sabbatico e va ad Haifa, qui cercherà di avvicinare/frequentare quello che è il suo mito da quando aveva tredici anni, il premio Nobel per la letteratura Yeheil Bar-Nun ormai ottantenne. Del premio Nobel Shultish conosce l'opera alla perfezione, ha scritto anche un saggio sul suo stile e lessico, sembra però che abbia bisogno di un riconoscimento personale per il lavoro di tutta la vita dedicato al suo idolo; vuole una registrazione audio de "La ragazza yemenita", il racconto del vecchio maestro che preferisce, ne fa una questione cruciale per la sua vita e per la sua carriera, è un suo bisogno che il Nobel però sembra ignorare completamente. Questo tentativo di relazione sarà difficile e faticoso, in certi casi addirittura esasperante, tanto che il professor Shultish finirà con l'ammalarsi. La malattia, l'assenza della moglie volata in Svizzera per visitare una sorella malata a sua volta, la frustrazione per l'inafferrabilità del premio Nobel amplificheranno l'ossessione di Shultish per " La ragazza yemenita", che da racconto si trasformerà in vita reale; infatti la giovane domestica di un suo amico, Miriam, finirà per incarnare proprio il personaggio del racconto nella mente del professore in convalescenza, la vita di Shultish giungerà allora ad una svolta inattesa e sul piano umano e su quello professionale. Il romanzo scritto molto bene evidenzia la bellezza dei territori di Israele in tempo di pace, le sue assenze di crepuscolo, la sua aria impareggiabile, la profonda cultura dei popoli che abitano quelle rive del Mediterraneo, a leggerne viene voglia di andare a visitare quei posti. Sullo sfondo, per tutto il romanzo, c'è la descrizione ironica e addirittura sarcastica delle problematiche connesse al mondo della scrittura, le beghe e i piccoli pettegolezzi dell'ambiente editoriale, le crudeltà e le invidie tra scrittori, gli altarini nascosti dietro i premi letterari più o meno importanti, personaggi e persone sembano fare a cazzotti tra loro insomma, Curt Leviant con intelligenza ci svela divertito i retroscena di un mondo che conosce bene, del suo mondo.




Curt Leviant- La ragazza yemenita- Guanda