giovedì 31 gennaio 2013

Cuori piccoli...


Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli – li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli di Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo – fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo – perenne scoperta tardiva.

A. Baricco- Emmaus- Feltrinelli

da PensieriParole

mercoledì 30 gennaio 2013

Dedica...


Dedica   a Remo N. 


Quella, che tu credevi un piccolo punto della terra, fu tutto.
E non sarà mai rubato quest’unico tesoro
ai tuoi gelosi occhi dormienti.

Il tuo primo amore non sarà mai violato.
Virginea s’è rinchiusa nella notte
come una zingarella nel suo scialle nero. Stella sospesa nel cielo boreale
eterna: non la tocca nessuna insidia.

Giovinetti amici, più belli d’Alessandro e d’Eurialo, per sempre belli, difendono il sonno del mio ragazzo. L’insegna paurosa non varcherà mai la soglia
di quella isoletta celeste.

E tu non saprai la legge ch’io, come tanti, imparo,
— e a me ha spezzato il cuore:
fuori del limbo non v’è eliso.




Elsa Morante- L’isola di Arturo- Einaudi

martedì 29 gennaio 2013

Leggere

«Dobbiamo difendere la lettura come esperienza che non coltiva l’ideale della rapidità, ma della ricchezza, della profondità, della durata. Una lettura concentrata, amante degli indugi, dei ritorni su di sé, aperta più che alle scorciatoie, ai cambiamenti di andatura che assecondano i ritmi alterni della mente».


G. Pontiggia- Leggere- Lucini Editore

lunedì 28 gennaio 2013

Se qualcuno...


Se ne stavano là, fermi, indifferenti alle grosse gocce fredde che cadevano incessanti dal cielo. Erano seduti su uno scalino di pietra, una sorta di panca nella rientranza ornamentale dopo i primi gradini. Le scale erano un torrente in piena che trasportava rami e foglie dal bosco della reggia.
Se qualcuno fosse passato e si fosse fermato a guardare, si sarebbe forse chiesto come mai il flusso dell’acqua e dei detriti che cadeva incessante a valle sembrasse rispettare il cane e il bambino, passando loro accanto senza toccarli se non per qualche schizzo occasionale. La rientranza offriva un po’ di riparo, anche dalla pioggia: solo il pelo sul dorso del cane ogni tanto aveva un fremito, come un brivido di vento.
Qualcuno avrebbe potuto chiedersi che cosa facessero là il cane e il bambino, fermi nella fredda alba di un autunno pieno di pioggia. 





M. De Giovanni- Il giorno dei morti- Einaudi

venerdì 25 gennaio 2013

POIEIN



CANICOLA



A mezzogiorno, riversa l'amore
i sogni più freschi e intriganti;
sto dove stanno i torrenti.
Attorno alla grande casa spazia un cortile senza recinzione,
pieno di banani, solo banani,
alti come palme.
Arrivo al bordo del mare increspato di correnti,
gorghi azzurri.
C'è un pericolo sotto la fascia esigua
che è di sabbia ed è bianca.
Voglio bracciali
e la compagnia del maschio che ho scelto.







ADÉLIA PRADO DE FREITAS  traduzione dal portoghese di Vera Lúcia de Oliveira


giovedì 24 gennaio 2013

...sul filo dei secoli

Terra e mare si affrontano qui dalla notte dei tempi. Le alte muraglie della Cordigliera delle Ande si sono sbriciolate sul filo dei secoli; le onde scatenate hanno scavato canali e fiordi, e non sono rimasti in piedi che infracassabili rocce, come quella del faro Evangelistas, un nero isolotto insolente le cui coste lisce l'innalzano a picco al di sopra delle acque.



F. Coloane- Capo Horn-  Guanda

mercoledì 23 gennaio 2013

Già

“Cosa significa Alphaville?“

“E’ il nome di una città immaginaria in un prossimo futuro.”

“Ah, è un film di fantascienza? Tipo Guerre Stellari?”

“No, non è di quel genere, non è un film d’azione, con effetti speciali…non so spiegarmi bene, ma è un film ideologico. In bianco e nero, con tanti dialoghi, di quelli che danno nei cinema d’arte e d’essai.”

“Come ideologico?”

“Tipo, ad Alphaville le persone che piangono vengono arrestate e punite pubblicamente.”

“Perchè?”

“Perchè ad Alphaville nessuno deve provare emozioni profonde. Quindi non esistono sentimenti come l’amore. E nemmeno la contraddizione o l’ironia. Tutte le cose vengono regolate usando una formula matematica secondo uno schema centralizzato.”(…)

“Beh, non è che mi sia troppo chiaro. Comunque in questa città, Alphaville, il sesso esiste?”

“Sì, il sesso esiste.”

“Un sesso che non ha bisogno nè di amore nè di ironia…”

“Già.”




H. Murakami- After dark- Einaudi

martedì 22 gennaio 2013

Falsità pronunciate con eleganza che siamo disposti ad adottare come vere

Il tempo di cui disponiamo ogni giorno è elastico; le passioni che proviamo lo dilatano, quelle che ispiriamo lo restringono, e l'abitudine lo colma.




M. Proust da Alla ricerca del tempo perduto-All'ombra delle fanciulle in fiore.

lunedì 21 gennaio 2013

Dopo un po'...


In seguito la ragazza disse: – Il tizio era di mezz’età. Tutti i suoi averi erano sparsi lì sul prato. Non scherzo mica. Ci siamo ubriacati e abbiamo cominciato a ballare. In mezzo al vialetto. Oh Signore! Non ridete. Ha messo su dei dischi. Guardate questo giradischi. Ce l’ha regalato lui. Anche questi vecchi dischi. Jack e io abbiamo dormito nel suo letto. La mattina dopo Jack soffriva dei postumi della sbornia e ha dovuto prendere un carrello a nolo. Per portare via tutta quella roba del tizio. A un certo punto mi sono svegliata. Ci stava mettendo una coperta addosso, quel tizio. Questa coperta. Sentite qua.
Continuava a parlare. Raccontò la storia a tutti. C’era dell’altro, lo sapeva, ma non riusciva a metterlo in parole. Dopo un po’, smise di parlarne. 




R. Carver - Principianti- Einaudi

venerdì 18 gennaio 2013

POIEIN


Io ero solamente ciò
che tu toccavi, quello
su cui – notte fonda, corvina –
la fronte reclinavi tu.

Io ero solamente ciò
che tu là in basso distinguevi:
sembiante vago, prima, e poi
molto più tardi, tratti.

Sei tu ardente, che
sussurrando hai creato
la conchiglia dell’udito
a destra, a manca, là, qui.

Tu che nell’umida cavità,
tirando quella tenda,
hai messo voce, perché
potesse te chiamare.

Cieco ero, nulla più.
Tu, sorgendo, celandoti,
hai dato a me la facoltà
di vedere. Si lasciano scie

così, e si creano così
mondi. Spesso, creati,
si lasciano ruotare così,
elargendo regali.

E, gettata così,
in caldo, in freddo, in ombra, in luce,
persa nell’universo,
ruota la sfera e va.



Iosif Brodskij


giovedì 17 gennaio 2013

Attualità...


Una volta, passati i settanta, eri considerato un vecchio e lo trovavi normale. Adesso se chiami vecchio un settantenne, ti dà una testata in faccia. Vogliono ancora la pelle tirata, i capelli al loro posto, l’uccello che funziona e, piú d’ogni altra cosa, vogliono il potere. Ho letto sul giornale che abbiamo la classe dirigente piú stagionata di tutto l’Occidente. Il manager e il ministro sono sempre stravecchi, come il parmigiano. Le grandi riforme in questo Paese, vista la situazione, può farle solo la morte.



M. Presta-  Un calcio in bocca fa miracoli- Einaudi




 

mercoledì 16 gennaio 2013

...è lì.


C’è una foto che Irene ha scattato con gli occhi, un frammento, una di quelle istantanee dov’è con­ densata tutta la tenerezza per qualcuno che abbia­ mo amato o amiamo ancora, e che si acquattano nella memoria per la vita.
A volte è una sequenza, altre un’immagine, un fotogramma qualsiasi, un movimento spezzato, una smorfia (debolezza, forse vergogna), un gesto piccolissimo che non possiamo raccontare a nes­ suno (e non perché non vogliamo ma perché non sapremmo neanche come cominciare, e se pure ne fossimo capaci preferiremmo non farlo).
Magari in quei lampi della memoria la persona con cui abbiamo scelto di passare parte della no­stra vita non era nemmeno cosí bella come sap­piamo può essere; eppure è lí che ne conserviamo l’essenza, perché è stato allora che l’abbiamo vista cosí inaspettatamente smascherata e se stessa; è in quell’istante che tutto è avvenuto.





V. Magrelli-  Geologia di un padre- Einaudi

martedì 15 gennaio 2013

La guerra


Al mare il tempo, che fino a quel momento era stato scialbo e incerto, volse decisamente al bello. Il sole sfolgorava sui piccoli avvisi bianchi affissi sui muri color oro del municipio, e ogni giorno ne spuntava uno nuovo: le classi venivano richiamate l'una dopo l'altra. I volti truccati, abbronzati, lucidi di olio solare delle donne erano segnati dall'angoscia. Le ville chiudevano. In spiaggia e per le strade assolate a farla da padroni erano ormai solo i bambini spagnoli con i loro grandi occhi neri. I francesi se ne andavano tutti. Ficcavano in valigia il costume da bagno ancora umido, i sandali induriti dalla sabbia, e le donne, alla vista dell'abito di organza così fresco che avevano gelosamente tenuto da parte per le sere di settembre, si lasciavano sfuggire una lacrima.
In quelle lunghe serate così calme, così belle, mentre le cicale frinivano in giardino e la luna brillava sul vecchio frontone, Rose e le sue amiche - tutte con mariti giovani, che dunque potevano anche loro essere richiamati - aspettavano l'inizio del notiziario radiofonico nel salotto della villa. A poco a poco l'ansia, lo smarrimento e un'angoscia crudele toglievano loro il respiro. Le donne, nervose, fingevano di cucire o di lavorare a maglia, ma il tremito alle mani finiva per spezzare la lana e far cadere i ferri. Ciò nonostante, ognuna di loro si sforzava di trovare un motivo di speranza in questa o in quella riga del giornale della sera, nella voce dello speaker, nella lettera ricevuta il giorno prima. I mariti lontani sembravano essersi messi d'accordo.
«Le cose si aggiusteranno ancora una volta. Ci andremo solo vicino. L'importane, mia cara, è che tu stia tranquilla» scrivevano tutti.
Le donne, pur sospettando che mentissero, che volessero tenerle lontano da una Parigi in pericolo, non osavano disobbedire. La vita non era più quella di sempre, ma una serie di immagini contorte, la deformazione di un incubo. 



I. Nèmirovsky- I doni della vita- Adelphi

lunedì 14 gennaio 2013

...finalmente


Dammelo! Dammelo! Ma da giovane Michele aveva giocato a basket e col suo metro e novantaquattro c’era poco che lei potesse fare a parte supplicarlo finché non si era persuaso che lo scherzo era durato a sufficienza e le aveva restituito il maltolto dicendo: Mi sa che per qualcuno quest’anno Babbo Natale è arrivato in anticipo... Proprio come avrebbe parlato a una bimba. Allora Mara era scappata in bagno e a un certo punto Miche- le aveva pensato persino che si fosse offesa (un comportamento non da Mara questo: la Mara che lui conosceva non avrebbe mai reagito così), ma quando finalmente era ricomparsa sulla porta calzata e vestita con la biancheria della valigia Michele aveva di colpo capito, trasfigurata, slanciata magnificamente (come avrebbe detto il commesso di Armani), in qualche modo inedita e mai vista prima, e non si era più preoccupato che fino a quel giorno le donne in giarrettiera e guêpière gli fossero sempre apparse ridicole e grottesche, insomma il contrario esatto del desiderio e della passione, e che anche adesso tutto gli sembrasse così strano e innaturale, ma si era limitato ad amarla len- tamente, come se lei non fosse Mara e lui non fosse Michele. 


G. Pedullà- Lo spagnolo senza sforzo- Einaudi



venerdì 11 gennaio 2013

POIEIN


MARE


Solo un momento! Mare, poter essere
ogni istante diverso, come te,
forte, senza cadute -
Mare calmo, - di cuore freddo e di anima eterna -
mare, ostinata effigie del presente!



JUAN RAMON JIMENEZ

da "Diario de un poeta reciencasado" 

giovedì 10 gennaio 2013

...una specie di attesa.

– Le sembrerà scemo ma alla fine io mi sarei aspettata che lei almeno mi abbracciasse.
Lo disse così, semplice semplice.
– Forse mi sarebbe piaciuto fare l'amore con lei, lì, nel buio, ma di sicuro almeno mi sarei aspettata di poter finire tra le sue braccia, in qualche modo, di toccarla, ecco, di toccarla.
Jasper Gwyn fece per dire qualcosa, ma lei lo fermò con un cenno della mano.
– Guardi, non si faccia idee sbagliate, io non sono innamorata di lei, non credo è un'altra cosa, e riguarda solo quel particolare momento, quel buio e quel momento. Non so se riesco a spiegarmi, ma tutti quei giorni in cui praticamente sei il tuo corpo e poco altro...tutti quei giorni mettono addosso una specie di attesa che qualcosa di fisico debba accadere, alla fine. Qualcosa che ti ricompensi. Una distanza colmata, mi verrebbe da dire. Lei la colma scrivendo, ma io? , noi? tutti quelli che si faranno ritrarre? li manderà a casa come a rimandato me, nella stessa lontananza del primo giorno?




A. Baricco- Mr Gwyn- Feltrinelli

mercoledì 9 gennaio 2013

...adesso che è tardi

Tutto questo lo sto dicendo a Crevel, ma è con la Maga che io parlo, adesso che siamo tanto lontani. E non le parlo con le parole che sono servite unicamente a non capirci, adesso che è tardi ormai comincio a sceglierne altre, le sue, quelle che sono avvolte in ciò che lei capisce e che non ha nome, brezze e tenzoni che contraggono l'aria fra due corpi o riempiono di polvere d'oro una camera o un verso. Ma non abbiamo continuamente vissuto così, lacerandoci con dolcezza? No, non abbiamo vissuto così, lei lo avrebbe voluto ma una volta ancora io tornai ad insediare il falso ordine che nasconde il caos, a fingere che mi dedicavo ad una vita profonda della quale solo toccavo con la punta del piede l'acqua terribile. Ci sono fiumi metafisici, lei vi nuota come quella rondine sta nuotando nell'aria, girando allucinata intorno al campanile, lasciandosi cadere per poi alzarsi più in alto di slancio. Io descrivo e definisco e desidero quei fiumi, lei vi nuota. Io li cerco, li trovo, li guardo dal ponte, lei vi nuota. e non lo sa, proprio come la rondine. Non ha bisogno di sapere come me, può vivere nel disordine senza che alcuna coscienza di ordine la trattenga. Quel disordine è il suo ordine misterioso, quella bohème del corpo e dell'anima che le spalanca le vere porte. La sua vita non è disordine che per me, sotterrato in pregiudizi che disprezzo e allo stesso tempo rispetto. Io, condannato ad essere assolto irrimediabilmente dalla Maga che mi giudica senza saperlo. Ah, lasciami entrare, lasciami vedere un giorno come vedono i tuoi occhi. 



J. Cortàzar- Il gioco del mondo ( Rayuela )- Einaudi

martedì 8 gennaio 2013

Lucio Battisti - Per nome

...sapere il tuo nome

Che disgrazia sapere qual è il tuo nome anche se ormai non conoscerò il tuo volto domani, il volto che smettiamo di vedere un giorno si metterà a tradirsi e a tradirci nel tempo che gli appartiene e che gli rimane, andrà discostandosi dall'immagine in cui lo abbiamo fissato per condurre la propria vita nella nostra volontaria o infelice assenza. Quello di coloro che sono scomparsi del tutto perché non li abbiamo trattenuti o sono morti si andrà annuvolando nella nostra memoria che non è una facoltà visiva, anche se a volte ci inganniamo e crediamo di vedere ancora quello che non abbiamo più davanti a noi e lo evochiamo soltanto avvolto nelle brume, l'occhio interiore o della mente si chiama quella figura indistinta dei nostri miraggi o del nostro rimpianto, o a volte della nostra maledizione. Potrei credere di non averti mai conosciuto se non sapessi il tuo nome che rimane immutabile senza il minimo deterioramento e con il suo splendore intatto e così rimarrà anche se tu sarai scomparsa del tutto e anche se tu sarai morta.


J. Marìas- Domani nella battaglia pensa a me- Einaudi

lunedì 7 gennaio 2013

Come i buoni scacchisti.

Vengo da una città che suona a orecchio. Napoli è ammuìna. Non è solo voce dialettale, esiste in italiano "ammoinare" , fare moine. Napoli è ammuìna di voci a di conversazioni che si svolgono contemporaneamente e il cittadino sa partecipare di tutte quelle intorno. Mi meraviglio quando in televisione due si danno sulla voce e gli altri non riescono a capire. A Napoli tutti si danno sulla voce e ognuno può seguire una dozzina di conversazioni. Questione di esercizio: fanno così pure i buoni scacchisti giocando più partite alla volta e senza bisogno di scacchiera.


E. De Luca- La doppia vita dei numeri- Feltrinelli

venerdì 4 gennaio 2013

POIEIN

Nudo di donna di spalle- Renato Guttuso



Il culo, che meraviglia.
E' tutto un sorriso, non é mai tragico.

Non gli importa cosa c'é
sul davanti del corpo. Il culo si basta.
Esiste dell'altro? Chissà, forse i seni.
Mah! - sussurra il culo - quei marmocchi
ne hanno ancora di cose da imparare.

Il culo sono due lune gemelle
in tondo dondolio. Va da solo
con cadenza elegante, nel miracolo
d'essere due in uno, pienamente.

Il culo si diverte
per conto suo. E ama.
A letto si agita. Montagne
s'innalzano, scendono. Onde che battono
su una spiaggia infinita.

Eccolo che sorride il culo. E' felice
nella carezza di essere e ondeggiare.
Sfere armoniose sul caos.

Il culo é il culo,
fuori misura.



C. Drummond de Andrade

giovedì 3 gennaio 2013

Aveva scoperto...

Montalbano, quando non aveva gana d’aria di mare, sostituiva la passiata lungo il braccio del molo di levante con la visita all’àrbolo d’ulivo. Assittato a cavasé sopra uno dei rami bassi, s’addrumava una sigaretta e principiava a ragionare sulle faccenne da risolvere.
Aveva scoperto che, in qualche misterioso modo, l’intricarsi, l’avvilupparsi, il contorcersi, il sovrapporsi, il labirinto insomma della ramatura, rispecchiava quasi mimeticamente quello che succedeva dintra la sua testa, l’intreccio delle ipotesi, l’accavallarsi dei ragionamenti. E se qualche supposizione poteva a prima botta sembrargli troppo avventata, troppo azzardosa, la vista di un ramo che disegnava un percorso ancora più avventuroso del suo pinséro lo rassicurava, lo faceva andare avanti.




A. Camilleri- La gita a Tindari- Sellerio

mercoledì 2 gennaio 2013

Ci ricasco...


La mia collera di ora dev’essere un residuo delle antiche battaglie, quando io reagivo come se lui fosse una parte di me che tradiva se stessa e dunque mi tradiva. Ai miei assalti e assedi ormai piú che altro ammirativi, lui oppone freddezza, noia e perfino gentilezza (distratta). Ma soprattutto io non rinunzio a tentare di conoscerlo, discorsivamente voglio dire. So bene che le domande sono un sistema sbagliato; ma ci ricasco. Lui è seduto davanti a me, immerso in un libro (magari un fumetto). Io provo a incominciare un discorso, e per di piú su temi generali. Senza alzare il capo risponde: – Non so. 




L. Romano- Le parole tra noi leggere- Einaudi