venerdì 27 settembre 2013

POIEIN

Ti cercherò sempre
sperando di non trovarti mai
mi hai detto all’ultimo congedo
Non ti cercherò mai

sperando sempre di trovarti
ti ho risposto
Al momento l’arguzia speculare
fu sublime
ma ogni giorno che passa
si rinsalda in me
un unico commento
ed il commento dice
due imbecilli

M. Mari - Cento poesie d'amore a Ladyhawke - Einaudi

giovedì 26 settembre 2013

...il migliore dei mondi possibili.

A me, avevo detto, queste cose facevano tornare in mente il personaggio del Candido di Voltaire, Pangloss, che pensava che il mondo in cui viveva fosse il migliore dei mondi possibili: i nasi erano fatti
per portar degli occhiali, e infatti c’eran gli occhiali; le gambe erano fatte per essere imbragate, e infatti c’eran le braghe; le pietre erano fatte per fare i castelli, e infatti c’erano i castelli. E le cose non potevano essere altrimenti.
Il nostro mondo, più di due secoli dopo, a pensarci, era ancora di più il migliore dei mondi possibili, e le cose non potevano essere altrimenti.
Le metropolitane eran fatte per usare i fondi per le metropolitane, e infatti c’erano i fondi per le metropolitane. Le università erano fatte per far lavorare i professori, e infatti i professori lavoravano. Gli spettacoli teatrali erano fatti per far sopravvivere le compagnie teatrali, e infatti le compagnie teatrali sopravvivono. I giornali erano fatti per far stampare la pubblicità, e infatti stampavano le pubblicità. Il codice della strada era fatto per far dar delle multe, e infatti di multe ne davano un’esagerazione.
[…]
Avevamo cominciato a mangiare. Io avevo un umore, dopo la mia bella tirata, che avrei dato delle testate contro il muro.

P. Nori - I malcontenti - Einaudi

mercoledì 25 settembre 2013

...impercettibilmente


Sono andato nel suo laboratorio per chiedergli di lavorare insieme. Gli spiego il mio progetto: immagini
sue, la tecnica d’incisione, e parole mie. Lui tace mentre io continuo a parlare, a spiegare. Ma lui niente.
E continuiamo così, fino a che me ne rendo conto: le mie parole sono vuote. Sto battendo sul tasto sbagliato. Ciò che non è reale non si spiega, non si comprende: si percepisce, si palpa impercettibilmente. E allora smetto di spiegare e inizio a raccontargli. Gli racconto storie di orrore e di delizie che voglio scrivere, voci raccolte per strada e sogni a occhi aperti, realtà farneticate e deliri realizzati, parole erranti che ho trovato o che mi hanno trovato.
Gli racconto le storie, e così nasce questo libro.






E. Galeano - Parole in cammino- Sperling & Kupfer 2006

martedì 24 settembre 2013

Dio è ovunque

E io: Dio è ovunque, persino nei luoghi più squallidi. E Farwell: se la pancia non mi facesse così male e se non fossi così ubriaco mi confesserei in questo stesso momento. E io: per me sarebbe un onore. E Farwell: oppure la trascinerei in bagno e la inculerei una volta per tutte. E io: non è lei a parlare, è il vino, sono quelle ombre che la inquietano. E Farwell: non arrossisca, noi cileni siamo tutti sodomiti. E io: tutti gi uomini sono sodomiti, tutti hanno un sodomita in qualche anfratto dell’anima, non solo i nostri poveri compatrioti, e uno dei nostri doveri è imporci su di lui, vincerlo, metterlo in ginocchio. E Farwell: lei parla come un succhiatore di uccelli. E io: non l’ho mai fatto. E Farwell: qui ci siamo solo noi, qui ci siamo solo noi, neppure in seminario? E io: studiavo e pregavo, pregavo e studiavo. E Farwell: qui ci siamo solo noi, solo noi, solo noi. E io: leggevo sant’Agostino, leggevo san Tommaso, studiavo la vita di tutti i papi. E Farwell: ricorda ancora quelle sante vite? E io: incise a fuoco. E Farwell: chi era Pio II? 


R. Bolano - Notturno cileno - Sellerio

lunedì 23 settembre 2013

...la brace

Voltandomi le spalle, seduto su una panca, il papà della bimba faceva delle cose alla mamma; non aveva fretta, portava lentamente la sigaretta alla bocca, lasciava uscire a poco a poco il fumo dal naso mentre la brace della sigaretta calava a posarsi su un seno della mamma, vi restava il tempo che duravano le grida soffocate dall’asciugamano che avvolgeva la bocca e tutta la faccia tranne gli occhi. Prima che io potessi capire, che accettassi di essere parte di tutto ciò, il papà ebbe il tempo di levare la sigaretta, di portarla di nuovo alla bocca e assaporare l’eccellente tabacco francese, tempo che io vedessi il corpo bruciacchiato dal ventre fino al collo, le macchie violacee o rosse che partivano dalle cosce e dal sesso fino alle mammelle dove ora tornava a posarsi la brace con meditata delicatezza, alla ricerca di una zona di pelle senza cicatrici.

J. Cortàzar -  Tanto amore per Glenda - Glenda