mercoledì 30 marzo 2011

Vedere/Guardare

“Ma i loro disegni sono più convincenti, somigliano di più alla vita. Non disegnano come se vedessero la vita da un balcone di un minareto e senza badare alla prospettiva, come la chiamano loro, disegnano guardando dalla strada , o dalla stanza del principe, tutto insieme, il letto e la trapunta, il tavolo, lo specchio, la tigre, sua figlia, il denaro; disegnano tutto lo sai. Io non credo del tutto a quello che fanno, che il loro disegno tenti direttamente di imitare il mondo mi sembra un’inezia, mi offende. Ma i disegni fatti con questi metodi hanno un tale fascino! Disegnano tutto quello che l’occhio vede, come l’occhio lo vede. Loro disegnano quello che vedono, noi quello che guardiamo. Non appena vedi i loro disegni, capisci, con i metodi europei, che è possibile far durare il tuo volto fino alla fine del mondo. Il fascino di una cosa del genere è talmente forte che non solo i sarti, i macellai, i soldati, i preti, i droghieri di Venezia a farsi ritrarre, ma quelli di tutti i paesi europei. Perché una volta che vedi quei disegni, anche tu vuoi vederti così e credere di essere una creatura completamente diversa dagli altri, unica, speciale, con le tue peculiarità. I nuovi metodi permettono di disegnare l’uomo non come lo vede la mente, ma come lo vede l’occhio. In futuro, un giorno, tutti disegneranno così.”


Orhan PamuK-Il mio nome è rosso-Einaudi

venerdì 25 marzo 2011

POIEIN


 Il nome che porto come lo zaino del contrabbandiere                             
è di uno zio, lui Harry, Erri io. 
Nell'estate del sessantasei volevo diventare 
il legno di faggio di una sedia a sdraio 
dove posava il corpo illuminato a gocce la ragazza. 
Sono stato il due di spade e il niente di denari, 
operaio salariato e anche gratuito. 
Sono stato un lardo di malaria, 
dieci chili deposti a scolare su branda, 
un odore di gomma nelle ascelle, 
sette gradi di là dell'equatore e quarantuno in corpo. 
Lì denunciai un serpente verde sotto una pietra, 
l'hanno ucciso. Non ho avuto figli. 
Per complimento una donna mi ha detto: che bel sangue 
ti esce. 
Era rosso, rissoso, con le bollicine, ubriacato di ossigeno. 
Amo il la minore in musica, lo strapiombo in parete. 
Di tutta la macchina d'amore ho preferito i baci, 
il primo, quello dopo, qualche altro non contato. 
Molti amici in prigioni e negli esili 
scontano il novecento anche per me. 
Nell'orecchio è rimasto qualche sparo vicino. 
Alla mano basta una sera per dimenticare, 
il resto di me no.


Tessera-Erri De Luca

martedì 22 marzo 2011

Anche se non sembra.

Se c’è una cosa inconcepibile è un’orchestra senza contrabbasso. Si può quasi dire che l’orchestra – siamo alla definizione – comincia a esistere soltanto quando c’è un contrabbasso. Ci sono orchestre senza primo violino, senza fiati, senza timpani e trombe, senza tutto. Ma non senza contrabbasso. Quello che voglio stabilire, è che il contrabbasso è di gran lunga lo strumento più importante dell’orchestra. Anche se non sembra.


Patrich Suskind-Il contrabbasso-Altea



lunedì 21 marzo 2011

Tutto qui?

" Le donne. Hai notato con quale tono incerto e diffidente gli uomini pronunciano questa parola? Come se parlassero di una tribù ribelle, assoggettata ma non ancora perfettamente domata, sempre incline alla rivolta. E poi, quale sarà mai il senso di questo concetto nella vita di tutti i giorni? le donne....che cosa ci aspettiamo da loro? ...Figli? Aiuto?....Serenità? Gioia? Tutto? Niente? Attimi? L'uomo vive, desidera, si prepara per un incontro; fa l'amore; si sposa, sperimenta insieme ad una donna amore, nascita e morte, poi si volta a guardare un bel paio di gambe per la strada, perde la testa per una splendida chioma, si rovina per un bacio di labbra ardenti e,mentre giace in alcove borghesi o su materassi cigolanti di squallidi alberghi ad ore, ha la sensazione di sentirsi appagato, e talvolta si mostra magnificamente generoso nei confronti di una donna. Gli innamorati piangono e si giurano di restare insieme, di aiutarsi e sostenersi; andranno a vivere in cima ad una montagna o in una grande città...Ma poi il tempo passa, un anno, tre anni, un paio di settimane-hai notato che l'amore, proprio come la morte, ha un tempo che non si può misurare con orologi o calendari?...-, e i loro grandi progetti falliscono, o non hanno l'esito immaginato.E allora si separano, pieni di rancore, o con indifferenza, e tornano a sperare, ricominciano da capo a cercare un nuovo compagno. Se sono ormai troppo stanchi e restano insieme, succhiandosi a vicenda energia e voglia di vivere, si ammalano; è un pò come se si uccidessero, e alla fine muoiono. E chissà se nel momento estremo, mentre stanno per chiudere gli occhi, capiranno finalmente che cosa volevano l'uno dall'altro...Forse invece hanno semplicemente obbedito a una legge cieca e incommensurabile, a un comandamento che rinnova e perpetua il mondo con il respiro dell'amore, e che necessita di uomini e donne i quali accoppiandosi garantiscano la conservazione della specie...Tutto qui? E loro nel frattempo, poverini, che cosa mai speravano per se stessi? che cosa si sono dati, che cosa hanno ricevuto uno dall'altro? Quale misterioso e tremendo bilancio è questo....E il sentimento che spinge un uomo verso una donna è davvero rivolto alla persona? Il suo oggetto non sarà piuttosto il desiderio stesso, sempre e soltanto quel desiderio che a volte, in modo del tutto provvisorio, si incarna in un corpo?

venerdì 18 marzo 2011

POIEIN


Ostile e spersa


stranita dalle offese dei cortili,

dalle risorse inesauste dei rumori

per varietà di timbri e gradazioni,

braccata dalle puzze che sinistre

si alzano sempre non si sa mai da dove;

tentata senza esito di uccidere

i gabbiani che hanno occupato l’aria

e le terrazza con urla litigiose

- aerei condomini davvero troppo umani;

sbattuta in poche ore da un normanno

novembre a un greco agosto, sempre più

dubitando, eccomi qui obbligata

a pensare alla patria. Che se io l’avessi

non dovrei più pensarci, sarei nell’agio pigro

e un po’ distratto di chi si muove

nella propria casa, sicuro anche al buio

di scansare, tanto gli è familiare

ogni più scabro spigolo di muro.



da La patria di Patrizia Cavalli

mercoledì 16 marzo 2011

Torneranno ancora...

"Quando gli uomini guarderanno le stelle, nel loro cuore si leverà, carico di essenze, il vento della notte. Sulla foresta, sul lago, sulla città, le nuvole fluttueranno tranquille. Allora le stelle inizieranno a cadere copiose, e come la rugiada ricopriranno ogni cosa. Nel disegno tracciato dall'invisibile nastro divino, tutte le costellazioni crolleranno a una a una con estrema eleganza. D'allora in poi le stelle dimoreranno nella nostra anima, e forse torneranno ancora quei giorni in cui gli uomini erano dolci e meravigliosi come gli Dei."

Yukio Mishima- La foresta in fiore-Feltrinelli

venerdì 4 marzo 2011

Poiein

Tutto ciò che ti dono


Tutto ciò che ti dono
non t'interessa.
Guardi le grandi siepi
gialle,
e il ponticello senz'acqua
o la grottesca ira del pungitopo,
e pensi a un cielo più alto,
non quello su cui corrono
pattinando i miei occhi,
o le gare fra case ed erba, e i gialli
e rossi dei suoi fiori.
Un contadino catafratto spruzza
d'azzurro le sue viti:
se ne tinge il vento
capelli e dita per gioco.
E non è bello? E dunque? Noi viviamo
assieme da tanti anni,
e non posso sapere
cos'è che ti rattrista,
che respingi ogni cosa:
se è l'orgoglio e i belletti del piacere
o se il dispetto di non essere eterno.



Vittorio Bodini-Tratto da: Da Dopo la luna (1952-55)

giovedì 3 marzo 2011

Assolo...

"Vi scrivo – che altro più? Che cosa posso dire ancora? Lo so, ora sta alla vostra volontà punirmi col disprezzo. Ma voi, se troverete almeno una briciola di pietà per il mio triste destino, non mi abbandonerete. Dapprima avrei voluto tacere: credetemi, non avreste mai conosciuto la mia vergogna, mai! Perché, perché mai siete venuto a trovarci? In questa campagna sperduta e dimenticata, io non vi avrei mai conosciuto, non avrei mai conosciuto l’amaro tormento. Avrei placato col tempo i turbamenti di un’anima inesperta, chissà, avrei trovato un compagno per il mio cuore, sarei divenuta una moglie fedele e una madre virtuosa... Un altro! No, a nessun altro al mondo avrei dato il mio cuore! È stato decretato nell’alto consiglio divino... è volontà del cielo: io son tua; tutta la mia vita è stata un pegno del fedele incontro con te. So che tu mi sei stato mandato da Dio, fino alla tomba tu sarai il mio angelo custode! Tu mi sei apparso nei sogni; prima ancora di vederti, tu mi eri caro; il tuo sguardo meraviglioso mi faceva languire; nell’anima mia risuonava la tua voce già da tempo... no, non è stato un sogno, questo! Appena tu sei entrato, ti riconobbi subito, rimasi come stupita, avvampai, e dissi nel mio pensiero: eccolo! Eccolo! Non è vero, forse? Io ti ascoltavo... non parlavi con me nel silenzio, quando io aiutavo un povero o alleviavo con una preghiera l’amarezza della mia anima turbata? E proprio in questo istante, cara visione, non sei tu apparso nella tenebra trasparente, non ti sei chinato al mio guanciale? Non mi hai tu mormorato parole di consolazione e d’amore, parole di speranza? Chi sei tu? Il mio angelo custode o un perfido tentatore? Dissipa i miei dubbi. Forse tutto questo è vano, è un inganno della mia anima inesperta! E il destino è del tutto diverso... Sia pure così! Ormai ti affido la mia sorte, piango davanti a te, imploro che tu mi protegga, t’imploro! Pensa; io sono qui sola, nessuno mi capisce, la mia mente si perde, io devo morire in silenzio! Ti aspetto, ti aspetto! Con un solo sguardo fa’ vivere la speranza del cuore, oppure distruggi questo sogno grave col tuo rimprovero, ahimè, giusto! Ho finito! Ho il terrore di rileggere. Muoio di vergogna e di paura. Ma il suo onore m’è di difesa, e coraggiosamente ad esso mi affido. Ah, la notte è finita, tutto si sveglia... il sole si leva. La zampogna del pastore... Tutto è pace. Solo io... io... "




Eugenio Onieghin- A.Puskin- Garzanti