giovedì 31 maggio 2012

Mandami a dire.

Dolce mio tesoro, come stai? Anche oggi ti ho cercata al telefono e tu non c'eri, ma lì, nella tua lontananza, ti trattano bene? Mi raccomando: se solo ti sfiorano un capello, tu mandami a dire, che con la rabbia del corpo mi mangio le strade e ti raggiungo e dopo voglio proprio vedere. La mia parte egoista vorrebbe anche sapere se si infelice come me, perché vedessi come sono stanco di camminare da solo dentro la tristezza, a volte capita che piango senza sentirmi il singhiozzo. vorrei anche sapere se, quando è l'ora che il tramonto si siede sopra il sole, spingendolo giù, giù fin sotto il mare, sei sempre là, davanti alla finestra, ad osservare quel trapasso e a pensarmi. Una volta lo facevi, ed oggi? ti scongiuro tanto, mandami a dire. Cara, com'è assurdo questo nostro amore, che viveva meglio quando stavamo peggio, ma dentro quel peggio poi è venuto qualcuno e ci ha detto "Eccovi la libertà! prendere e andare". Che brutto affare è stato, se è vero che oggi siamo prigionieri della distanza. Sapessi che rimpianto quando mi giro e guardo la nostra cronaca di ieri, ora pagherei tutta la fatica che ho per prendermi le spalle e mettermele davanti, trasformando il nostro passato in futuro; succede anche a te? Se sì, mandami a dire, sarà meno dura sperare.


Pino Roveredo- Mandami a dire- Bompiani

mercoledì 30 maggio 2012

Non voleva cedere...

Gli zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non sbagliano millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagne. Gli zoccoli del camoscio appigliano l’aria. Il cavallo a cuscinetto fa da silenziatore quando vuole, se no l’unghia divisa in due è nacchera di flamenco. Gli zoccoli del camoscio sono quattro assi in tasca a un baro. Con loro la gravità è una variante al tema, non una legge.
Li poggiò all’alba nella nebbia fitta, da non vedere a terra e se li trovò incerti. Così aspettò che il cuore spingesse i colpi fin dentro le unghie e il giorno crescesse insieme ai battiti.
Non voleva cedere, chinare il suo corno sinistro davanti a un maschio minore, solo più fresco di forze.

E. De Luca- Il peso della farfalla- Feltrinelli

martedì 29 maggio 2012

Lo aprii...

“(…) Ben trentasei, sui quarantasei studenti che componevano la mia classe, avevano perso la vita. Deposi l’opuscolo e attesi. Aspettai dieci minuti, poi mezz’ora, senza lasciare con lo sguardo quelle pagine stampate. Volevo veramente sapere? Ne avevo davvero bisogno? Che importanza poteva avere che fosse vivo o morto, visto che, comunque, non l’avrei più rivisto?

Ma ne ero proprio sicuro? Era davvero impossibile che la porta di casa si aprisse per farlo entrare? E non stavo già, in quello stesso istante, tendendo l’orecchio per cogliere il suo passo?

Afferrai l’opuscolo con l’intenzione di stracciarlo, ma… all’ultimo momento, mi trattenni. Facendomi forza, quasi tremando, lo aprii alla lettera “H” e lessi: “VON HOHENFELS, Konradin, implicato nel complotto per uccidere Hitler. Giustiziato”.



F. Uhlman - L'amico ritrovato- Feltrinelli

lunedì 28 maggio 2012

Una promessa

Zorba rimase sul balcone, accanto all’uovo e alla gabbiana morta…Si sentiva ridicolo…Pensava a quando lo avrebbero preso in giro i due gatti rissosi se per caso l’avessero visto. Ma una promessa è una promessa, e così,…si addormentò con l’uovo bianco e macchioline azzurre ben strette contro il suo ventre nero.


L. Sepùlveda- Storia di una gabianella e del gatto che le insegnò a volare- Guanda

domenica 27 maggio 2012

venerdì 25 maggio 2012

POIEIN



...perché devo fermarmi?
La complicità delle lettere di piombo è sterile
la complicità delle lettere di piombo non salverà il misero pensare.
Io sono della stirpe degli alberi
mi turba respirare l’aria infetta
mi consigliò un uccello morto
di non dimenticare il volo
Il fine di tutte le forze è giungere,
giungere all’origine luminosa del sole
e calare nella percezione della luce.

È ̀naturale
che i mulini a vento marciscano
Perché devo fermarmi?
Prendo le acerbe spighe di grano al petto
e le allatto


La voce, la voce, solo la voce,
la voce del limpido desiderio di fluire dell’acqua
la voce del scendere della luce stellare
sulla superficie femminea della terra
la voce del concepimento del seme del senso
e l’estensione del pensiero condiviso dell’amore.
La voce, la voce, la voce,
e ̀solo la voce che resta.

Perchè devo fermarmi?





Forugh Farrokhzad-È solo la voce che resta-Canti di donna nel Novecento persiano.-Aliberti editore
a cura di Faezeh Mardani

giovedì 24 maggio 2012

...non ci si può fare niente.


Poi, a un tratto, la sera è diventata notte. A volte non hai il tempo di accorgertene, Le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti.
Siamo sottili come carta. Viviamo sul filo delle percentuali,temporaneamente. E questo è il bello e il brutto, il fattore tempo. E non ci si può fare niente. Puoi startene in cima a una montagna a meditare per decenni e non cambierà una virgola. Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione, ma forse anche questo è sbagliato. Magari pensiamo troppo. Sentire di più, pensare di meno.
 
C. Bukowski- Il capitano è fuori a pranzo-Feltrinelli

mercoledì 23 maggio 2012

La vita non basta

La vita non è abbastanza. 
Allora cosa voglio? 
Voglio una decisione per l'eternità, qualcosa da scegliere e da cui non mi allontanerò mai, in nessuna oscura esistenza o qualunque altra cosa accada. E qual è questa decisione? 
Una qualche tipo di febbre della comprensione, un'illuminazione, un amore che andrà oltre, trascenderà questa vita verso nuove esistenze, una visione seria, finale e immutabile dell'universo. Questo è ciò che intendo quando dico che "voglio degli Occhi". 
Perché dovrei volere tutto questo? Perché qui sulla terra non c'è abbastanza da desiderare, o meglio, qui non esista una singola cosa che io voglia. 
Perché non voglio una vita terrena? Perché non mi basta? 
Perché non mi illumina l'anima, non mi riempie il cervello di eccitazione e non mi fa piangere di felicità. 
Perché vuoi provare queste cose? 
Perché la ragione e le questioni di fatto, la scienza e la verità non me le fanno provare e non mi conducono verso l'eternità, anzi, mi soffocano come l'aria viziata, stantia.

J. Kerouac- Sulla strada- Mondadori

martedì 22 maggio 2012

...tra leggere e inghiottire

Alla trattoria di mezzogiorno mi siedo alla stessa sedia, chiedo minestra e vino e leggo. Così mastico e leggo. Giro pagine docili, bocconi lenti, poi stacco la testa, seguo la linea delle mattonelle di rivestimento che gira per la stanza e passa dietro due pupille nere di donna. Stanno dritte su di me. Alzo allo stesso punto il bicchierre e lo lascio sospeso prima di berlo. La donna sorride frontale. Intanto bevo, rimetto naso al piatto, tra leggere e inghiottire.


E. De Luca- Tre cavalli- Universale Economica Feltrinelli

lunedì 21 maggio 2012

Il mugghio

 E per fornire un ulteriore chiarimento circa le piccole percezioni che non potremmo distinguere nel loro insieme, sono solito servirmi dell’esempio del mugghio o rumore del mare dal quale si è colpiti quando si è sulla spiaggia. Per udire questo rumore come lo si ode, bisogna pure che se ne odano le parti che compongono il tutto, cioè il rumore di ciascuna onda, per quanto ciascuno di questi piccoli rumori non si faccia conoscere che nell’insieme confuso di tutti gli altri, e sia percepibile soltanto se l'onda che lo produce non è sola. Occorre infatti essere colpiti un poco dal movimento di quest'onda e che si abbia una qualche percezione di ciascuno di tali rumori, per piccoli che siano; altrimenti non si avrebbe quella di centomila onde, poichι centomila nulla non riescono a produrre qualcosa. 


G. W. Leibniz- Nuovi saggi sull'intelletto umano- Biblioteca Universale Laterza

sabato 19 maggio 2012

venerdì 18 maggio 2012

POIEIN

Hai dato il mio nome ad un albero? Non è poco


Hai dato il mio nome ad un albero? Non è poco
pure non mi rassegno a restar ombra, o tronco
di un abbandono nel suburbio. Io il tuo
l'ho dato a un fiume, a un lungo incendio, al crudo
gioco della mia sorte, alla fiducia
sovrumana con cui parlasti al rospo
uscito dalla fogna, senza orrore o pietà
o tripudio, al respiro di quel forte
e morbido tuo labbro che riesce,
nominando, a creare; rospo fiore erba scoglio -
quercia pronta a spiegarsi su di noi
quando la pioggia spollina i carnosi
petali del trifoglio e il fuoco cresce.





Eugenio Montale- La bufera

giovedì 17 maggio 2012

Se hai senso dell'umorismo...

Secondo te qual e’ la qualita’ piu’ importante per una persona?”“Il senso dell’umorismo. Non l’ironia o il sarcasmo che sono un’altra cosa.Se hai il senso dell’umorismo non ti prendi sul serio. E allora non puoi essere cattivo, non puoi essere stupido e non puoi essere volgare. Se ci pensi comprende quasi tutto. Ne conosci di persone con il senso dell’umorismo?” “Poche.In compenso ne ho incontrate tante, uomini soprattutto, che si prendono un casino sul serio.


G. Carofiglio- Testimone inconsapevole- Sellerio

mercoledì 16 maggio 2012

Correva l'anno...

Avevo dodici anni la prima volta che camminai sulle acque. A insegnarmi il trucco fu l’uomo vestito di nero e non sarebbe da me far finta di aver imparato nel giro di una notte. Maestro Yehudi, che mi aveva trovato quando di anni ne avevo solo nove, ero orfano e vagavo per le strade di Saint Louis mendicando spiccioli, mi aveva addestrato per tre anni di seguito prima di lasciarmi esibire i miei numeri in pubblico. Correva il 1927, l’anno di Baby Ruth e di Charles Lindbergh, proprio l’anno in cui la notte incominciò a calare sul mondo una volta per tutte. Tenni duro fino a pochi giorni prima del crollo d’ottobre, e quel che facevo era più strabiliante di qualunque fantastica impresa dei due galantuomini appena nominati. Vale a dire, ciò che nessun americano aveva fatto prima e ciò che da allora più nessuno ha fatto.

P. Auster- Mr. Vertigo- Einaudi

martedì 15 maggio 2012

Questo era tutto.

Si voltò e lentamente tornò sui suoi passi. Non c’era più vento, non c’ era più notte, non c’ era più mare, per lei. Andava e sapeva dove andare. Questo era tutto. Sensazione meravigliosa. Di quando il destino finalmente si schiude e diventa sentiero distinto, e orma inequivocabile, e direzione certa. Il tempo interminabile dell’ avvicinamento. Quell’ accostarsi. Si vorrebbe non finisse mai. Il gesto di consegnarsi al destino. Quella è un’ emozione. Senza più dilemmi, senza più menzogne. Sapere dove. E raggiungerlo. Qualunque sia, il destino. Camminava – ed era la cosa più bella che avesse mai fatto.

A. Baricco- Oceanomare- Feltrinelli

lunedì 14 maggio 2012

E deve farlo da sola...

Guardo la finestra dell'aula di mia figlia e provo una sconfinata, improvvisa tenerezza. Dietro quella finestra c'è lei, con le sue cosine nuove che odorano di nuovo, in mezzo a compagni e compagne inconsapevoli, a lottare. Magari nemmeno se ne accorge ma sta lottando con tutte le sue forze, per rimanere se stessa, per rimanere bambina, per salvarsi. E deve farlo da sola. Oh, penso, se qualcosa le desse l'ispirazione di guardare fuori dalla finestra: un uccellino che si posa sul davanzale, un rumore improvviso, o anche solo il mio muto richiamo di animale a testa in su, il grido del sangue che sento pulsare violentemente, ora, nel petto, in gola, nelle tempie, come quando si sta per svenire: "Dai, stellina, smetti di stare attenta, distraiti, alzati, vai alla finestra, guarda fuori, guarda giù...

S. Veronesi- Caos calmo- Bompiani

sabato 12 maggio 2012

venerdì 11 maggio 2012

POIEIN




La tua Milano, amore,  fa paura
e mi tratta da esule e  sbandita.
E in casa nostra ogni  nostra cosa
mi guarda male, come  risentita.
Ogni cosa ti chiama, ti  reclama,
e mi lascia cosí, sola  e spaurita.
E tutto il tempo  testimonia il tempo
del dolore indiviso  della vita.
E in tutto il tempo  trovo tregua il tempo
che ti sto accanto, anima  ferita.



Patrizia Valduga, Libro delle  laudi- Einaudi

giovedì 10 maggio 2012

Per un istante...

Per un istante mi sembra di capire quale dev’essere stato il senso e il fascino d’una vocazione ormai inconcepibile: quella del copista. Il copista viveva contemporaneamente in due dimensioni temporali, quella della lettura e quella della scrittura; poteva scrivere senza l’angoscia del vuoto che s’apre davanti alla penna; leggere senza l’angoscia che il proprio atto non si concreti in alcun oggetto materiale.

I. Calvino- Se una notte d'inverno un viaggiatore- Mondadori

mercoledì 9 maggio 2012

E' un fatto.


Oh, professore…stasera quando sono arrivato qui ….ho pensato di chiederle una cosa. Riguarda l’esperienza. Continuano a ripeterci che quando saremo più grandi avremo esperienza, come se fosse chissà quale conquista.. Lei cosa ne pensa , professore? L’esperienza serve davvero?”“Che tipo di esperienza?”“ Be’, posti in cui si è stati, gente che si incontra. Situazioni già vissute, così che quando si ripresentano sai come affrontarle. Tutte quelle scemenze che con gli anni dovrebbero farti diventare saggio.”“Lascia che ti dica una cosa, Kenny. Non posso parlare per gli altri, ma per quel che mi riguarda, nulla mi ha fatto diventare saggio. Certo, siccome alcune cose mi sono già capitate, quando mi si ripresentano mi dico: ci risiamo. Ma non mi pare di nessun aiuto. Secondo me, io semmai sono diventato più stupido, anzi divento sempre più stupido: è un fatto.

C. Isherwood- Un uomo solo- Adelphi

martedì 8 maggio 2012

Per me

Cerco nei libri la lettera, anche solo la frase che è stata scritta per me e che perciò sottolineo, ricopio, estraggo e porto via. Non mi basta che il libro sia avvincente, celebrato, né che sia un classico: se non sono anch’io un pezzo dell’idiota di Dostoevskij, la mia lettura è vana. Perché il libro, anche il sacro, appartiene a chi lo legge e non per il diritto ottenuto con l’acquisto. Perché ogni lettore pretende che in un rotolo di libro ci sia qualcosa scritto su di lui.

E. De Luca- Alzaia- Feltrinelli

lunedì 7 maggio 2012

La libertà...

La schiavitù è la legge della vita, e non c’è altra legge perché questa deve compiersi, senza possibile rivolta o rifugio da trovare. Certuni nascono schiavi, altri diventano schiavi, ad altri ancora la schiavitù viene imposta. L’amore codardo che tutti noi proviamo per la libertà (libertà che, se la conoscessimo, troveremmo strana perché nuova e la rifiuteremmo) è il vero indizio del peso della nostra schiavitù. Io stesso, che ho appena detto che desidererei una capanna o una grotta per essere libero dalla noia di tutto, che poi è la noia che provo per me, oserei forse andare in quella capanna o in quella grotta consapevole che, dato che la noia mi appartiene, essa sarebbe sempre presente? Io stesso, che soffoco dove sono e perché sono, dove mai respirerei meglio se la malattia è nei miei polmoni e non nelle cose che mi circondano? Io stesso, che ardentemente sogno il sole puro e i campi liberi, il mare visibile e l’orizzonte largo, chissà se mi adatterei al letto o al cibo o a non dover scendere otto rampe di scale per arrivare alla strada o a non entrare nella tabaccheria dell’angolo o a non scambiar il buongiorno con l’ozioso barbiere.


F. Pessoa- Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares- Universale Economica Feltrinelli

venerdì 4 maggio 2012

POIEIN





amore non mio e neanche tuo

ma chiuso prato dove siamo entrate,
da dove poco dopo sei riuscita
e dove io infingarda ho fatto casa.
Io guardo te da dentro 
che stai fuori,
che gironzoli ai margini distratta
e a volte ti avvicini a controllare
se ancora sono lì ferma e stordita.



da Pigre divinità e pigra sorte- Patrizia Cavalli

giovedì 3 maggio 2012

...di odiose fantasie.

Conosco una proda coperta di timi selvatici, dove fioriscono le primule e assentono col capo le violette. Là, sotto un leggiadro baldacchino di tenero agrifoglio, di rose muschiate, di eglantine pallide, viene talvolta, di notte, Titania a riposare, cullata da suoni e danze tra questi fiori. Là il serpente si spoglia della sua pelle iridata, di smalto, grande quanto basta per ammantarvi una fatina. Là, col succo di questo fiore voglio bagnare a Titania le palpebre e colmarle lo spirito di odiose fantasie.


W. Shakespeare- Sogno d'una notte d'estate-Trad. C. Vico Lodovici- Einaudi

mercoledì 2 maggio 2012

Il mio limite

Mi sa che è questo il mio limite: mi mancano le conclusioni, nel senso che ho l’impressione che niente finisca mai veramente.Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d’amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria, che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita e ti fa sentire solissimo nei momenti più impensati. Ho riflettuto molto, in questi giorni. E la sai una cosa? Non ho capito niente


D. De Silva- Non aveveo capito niente- Einaudi

martedì 1 maggio 2012

Fiat lux...

Non era un'emozione simile all'innamoramento o al desiderio sessuale. Era come se
qualcosa si fosse insinuato attraverso una piccola fessura e tentasse di riempire un vuoto che c'era dentro di lui. Ecco cosa provava. Non si trattava di un vuoto provocato da lei. Esisteva dentro di lui da un tempo incalcolabile. Lei vi aveva proiettato sopra una luce speciale, illuminandolo.



H. Murakami- 1Q84- Einaudi