venerdì 30 novembre 2012

POIEIN



A quel tempo avevo vent’anni
ed ero pazzo.
Avevo perso un paese
ma guadagnato un sogno.
E se avevo quel sogno
il resto non importava.
Né lavorare, né pregare,
né studiare la notte
insieme ai cani romantici.
E il sogno viveva nel vuoto del mio spirito.
Una camera di legno,
in penombra,
in uno dei polmoni del tropico.
E a volte mi guardavo dentro
e visitavo il sogno: statua eternata
in pensieri liquidi,
un verme bianco che si contorce
nell’amore.
Un amore sfrenato.
Un sogno dentro un altro sogno.
E l’incubo mi diceva: crescerai.
Ti lascerai alle spalle le immagini del dolore e del labirinto
e dimenticherai.
Ma crescere a quel tempo sarebbe stato un crimine.
Sono qui, dissi, con i cani romantici
e qui io resterò.









R. Bolaño- I cani romantici- traduzione di Ilde Carmignani

giovedì 29 novembre 2012

Disegnare il mondo...

«Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto».




J. L. Borges- L’artefice- Adelphi

mercoledì 28 novembre 2012

Al sicuro

Dopo un po' arrivò mio padre e io corsi a salutarlo. Si fermò in corridoio, corpulento e rosso in viso, a scuotersi la neve di dosso, soffiando nuvolette di vapore. Dopo cena tornai alla finestra sgranocchiando biscotti fatti in casa; Mary lavava i piatti; Jane faceva un ritratto di mia madre a gesso su una lavagnetta; mio padre sfogliava una rivista; il termosifone sibilava. Tutti quei rumori nella casa tiepida, di acqua corrente e vapore, lo stridere del gesso e il frusciare della carta, voci familiari e il muoversi del tempo sull'orologio a pendolo del nonno, tutti quei suoni, le diverse inflessioni della casa, vitali e confortevoli, mi dicevano che ero al sicuro.

Don DeLillo- Americana- Einaudi

martedì 27 novembre 2012

...non esiste offerta così priva di tornaconto.

Dice un verso di Kohèlet Ecclesiaste: manda il tuo pane sopra i volti delle acque, lancialo alla corrente, a sasso, al mondo, il pane, il tuo indispensabile, il dono di se stessi, del proprio tempo, del proprio sangue, di un organo, della vita tutta intera, non esiste offerta così priva di tornaconto. "Questo è il mio pane," disse il donatore di se stesso una sera di Pasqua nella città in collina, in quell'ultima cena si preparava a offrire il pane di se stesso alla corrente del mondo a venire, alle generazioni future.
Manda il tuo pane sopra i volti delle acque, "shallah lahmekhà al pené hammàim", il verso antico in ebraico scroscia e gorgoglia come una corrente sdentro l'applauso del fiume.



E. De Luca- Il turno di notte lo fanno le stelle- da Monologo sul dono- Feltrinelli Le Nuvole

lunedì 26 novembre 2012

Nella semioscurità...



...Gli occhi gli si riempirono ancora più di lacrime e nella semioscurutà immaginò di vedere la figura di un giovane in piedi sotto un albero gocciolante. Altre figure gli stavano vicine: la sua anima si era accostata al luogo dove dimorano le vaste schiere dei morti.
Era cosciente, pur non riuscendo a percepirla, della loro esisitenza illusoria e vaga. La sua identità svaniva in un mondo grigio e inafferrabile: lo stesso mondo concreto della materia, che quei morti avevano costruito un tempo e in cui avevano vissuto, ora si dissolveva e si dileguava.




J. Joyce- Gente di Dublino- Giunti

venerdì 23 novembre 2012

POIEIN

UOMO E DONNA

Poi
per un momento
sprofondammo.
Entrambi tacemmo
con le stesse parole.
Non piangemmo lui
in quel momento –
piangemmo la melodia della vita
precedente,
la semplicità
meravigliosa,
la leggerezza,
i visi
lisci, senza rughe.


D. Grossman- Caduto fuori dal tempo- Mondadori

giovedì 22 novembre 2012

...l'insolita sensazione


Quanti anni avesse Tzia Bonaria allora non era facile da capire, ma erano anni fermi da anni, come fosse invecchiata d’un balzo per sua decisione e ora aspettasse paziente
te di esser raggiunta dal tempo in ritardo. Maria invece era arrivata troppo tardi anche al ventre di sua madre, e sin da subito aveva fatto l’abitudine a essere l’ultimo pensiero di una famiglia che ne aveva già troppi. Invece in casa di quella donna sperimentava l’insolita sensazione di essere diventata importante. Quando la mattina si lasciava alle spalle la porta e stringeva il sussidiario verso la scuola, aveva la certezza che se si fosse voltata l’avrebbe trovata lì a guardarla, appoggiata allo stipite come a reggerne i cardini.
Maria non lo sapeva, ma era soprattutto di notte che la vecchia c’era, in quelle notti comuni senza nessun peccato a cui dare la colpa di essere svegli. Entrava nella camera silenziosamente, si sedeva davanti al letto dove lei dormiva e la fissava nel buio. In quelle notti la ragazzina, che tra i pensieri di Bonaria Urrai credeva di essere il primo, dormiva senza ancora conoscere il peso di essere l’unico.


M. Murgia- Accabadora- Einaudi 

mercoledì 21 novembre 2012

Sul quaderno a righe...

Gran parte di quello che metto per iscritto ha il precedente nella voce, proviene da un ascolto. Le storie che racconto affiorano all'orecchio, prima di ridursi al fruscio della penna sul quaderno a righe. Hanno il punto di partenza in forma di teatro personale, che si svolge alla lentezza della mano e della trascrizione. Mi appassiona il dialogo, lo scambio di battute dove la parola è palla da biliardo spinta a rimbalzare tra le sponde,senza governo sulle sue carambole. Nel dialogo mi capita di dare torto a me stesso, di trovare impreviste obiezioni, benvenute. Sviluppo lo spirito di contraddizione, indispensabile anticorpo di un isolamento. 



E. De Luca- La doppia vita dei numeri- Feltrinelli 

martedì 20 novembre 2012

...a una vite

Ormai somiglio a una vite che vidi un dì con stupore. Cresceva su un muro di casa nascendo da un lastrico. Trapiantata, sarebbe intristita.
Così l'anima ha messo radice nella pietra della città e altrove non saprebbe più vivere. E se ancora m'avviene di guardar come a scampo ai monti lontani, in realtà essi non mi parlano più.
Mi esalta il fanale atroce a capo del vicolo chiuso. Il cuore resta appeso in ex voto a chiassuoli a crocicchi. Aspetti di cose mi toccano come nessun gesto umano potrebbe.
Come la vite mi cibo di aridità. Più della femmina, m'illudono la sete e gli artifizi. Il lampeggiar degli specchi m'appaga.



C. Sbarbaro- Trucioli- Mondadori

lunedì 19 novembre 2012

L'ultima cosa...

Wes aveva qualche soldo da parte, perciò non mi sono dovuta mettere a lavorare. E in pratica Chef ci faceva usare la casa per un affitto ridicolo. Il telefono non ce l'avevamo. Pagavamo le bollette del gas e della luce e facevamo la spesa al supermercato Safeway, approfittando delle offerte speciali. Una domenica pomeriggio Wes è uscito a comprare uno spruzzatore per il giardino ed è tornato con qualcosa per me. E' tornato con un bel mazzo di margherite e un cappello di paglia. Il martedì sera andavamo al cinema. Le altre sere Wes andava agli incontri che lui chiamava gli  "Smettila di bere". Chef lo passava a prendere in macchina e lo riportava a casa appena finivano. certi giorni io e Wes andavamo a pescare trote in uno dei laghetti d'acqua dolce lì vicino. Pescavamo dalla riva e ci mettevamo tutto il giorno per prendere qualche piccola trota. Tanto ci bastano, dicevo io, e la sera stessa le friggevo per cena. Certe volte mi toglievo il cappello e mi addormentavo su una coperta stesa accanto alla mia canna. L'ultima cosa che mi ricordavo erano le nuvole che mi passavano sopra la testa e se ne andavano verso la valle. La sera Wes mi prendeva tra le braccia e mi chiedeva se ero ancora la sua ragazza.


R. Carver- Cattedrale- Einaudi

venerdì 16 novembre 2012

giovedì 15 novembre 2012

amori segreti


Sono spesso degli amori segreti quelli che dividiamo con una città
Ci stavo bene nel bar di Hassan.
Tra i frequentatori abituali non esistevano barriere d’età, sesso, colore della pelle, ceto sociale. 

Eravamo tutti amici.


J. C .Izzo- Solea- e/o

mercoledì 14 novembre 2012

Nessuno al mondo...


Se dovessi rapinare la banca più sorvegliata d’Europa e potessi scegliere liberamente i miei compagni di malefatte, sceglierei senza dubbio un gruppo di cinque poeti. Cinque poeti veri, apollinei o dionisiaci, non importa, ma veri, vale a dire con un destino da poeti e una vita da poeti. Nessuno al mondo è più coraggioso di loro. Nessuno al mondo sa affrontare il disastro con più dignità e lucidità. Sono dei deboli, all’apparenza, lettori di Guido Cavalcanti e Arnaut Daniel, lettori del disertore Archiloco che attraversò un campo d’ossa, e lavorano nel vuoto della parola, come astronauti perduti su pianeti senza via di scampo, in un deserto dove non ci sono lettori né editori, solo costruzioni verbali o canzoni idiote cantate non da uomini ma da fantasmi. Nella categoria degli scrittori, sono il gioiello più grande e meno ricercato. Quando un ragazzo di sedici o diciassette anni dà di matto e decide di fare il poeta, è il disastro familiare assicurato. Ebreo omosessuale, mezzo negro, mezzo bolscevico, la Siberia del suo esilio ricopre d’obbrobrio anche la sua famiglia: i lettori di Baudelaire non hanno vita facile alle scuole superiori, né con i compagni di classe tantomeno con gli insegnanti. La loro fragilità, però, è ingannevole. E anche il loro umore e le manifestazioni capricciose del loro amore. Dietro queste ombre vaghe si celano forse i tipi più duri del mondo e di sicuro i più coraggiosi. […] Se dovessi rapinare la banca più sorvegliata d’America, nella mia banda vorrei solo poeti. La rapina si concluderebbe in modo disastroso, probabilmente, ma sarebbe bellissima.


R. Bolaño- Tra parentesi- Adelphi

martedì 13 novembre 2012

A volte...


A volte leggiamo delle cose che ci fanno capire di colpo
di non aver vissuto niente, provato niente,
sperimentato niente fino a quel momento.

Ora io mi rendo conto che la maggior parte di quel che mi è successo
era un’esperienza clinica, anatomica.
C’erano i sessi che si toccavano, si univano,
ma senza nessuna scintilla, senza abbandono, senza emozioni.
Come posso farcela?
Come faccio a incominciare a “Sentire”,
a “Sentire”?
Voglio innamorarmi
in modo che la sola vista di un uomo,
anche ad un isolato di distanza,
mi faccia tremare, penetrandomi tutta,
mi indebolisca, mi faccia sussultare
addolcendomi e sciogliendomi qualcosa tra le gambe.
è così che voglio innamorarmi…
così Totalmente che il solo pensiero di Lui mi porti all’orgasmo.


A. Nin- Il delta di Venere- Bompiani

lunedì 12 novembre 2012

Spuntò l'alba...

Quattro barche risalivano il canale principale verso la grande laguna a nord ... Era tutto ghiacciato, gelato di fresco durante il freddo improvviso della notte ... Prese il lungo remo che il barcaiolo gli porgeva e lo capovolse per poterlo tenere per la pala. Stringendo la pala si sporse avanti e battè sul ghiaccio ... Sentì il fondo saldo della laguna bassa ... Spuntò l'alba prima che giungessero alla botte di doghe di quercia immersa nel fondo della laguna ... Il cacciatore scese nella botte e il barcaiolo gli porse i fucili ... Ora c'era più luce, e il cacciatore riuscì a vedere il contorno basso della punta di là della laguna ... E più oltre ancora palude e infine il mare aperto ... Osservò il cielo rischiararsi oltre il lungo margine della palude ... e vide in lontananza le montagne coperte di neve. 


H. Hemingway- Di là del fiume e tra gli alberi- Mondadori

venerdì 9 novembre 2012

POIEIN

Marzia Migliora-  Pier Paolo Pasolini-  2009

[...]
L'intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
alzare la mia sola puerile voce -
non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
[...] 



Pier Paolo Pasolini

da: La Guinea, Poesia in forma di rosa, in Bestemmia, volume primo, Garzanti, Milano 1993

giovedì 8 novembre 2012

Come una calamita

Jim rivide Jules nella sua città. Subito ritrovarono le loro ore insieme – era così semplice. Sarebbe stato impossibile a Jim dire che cosa fosse Jules per lui. Li avevano, in passato, soprannominati Don Chisciotte e Sancho Panza. Da solo con Jules, come, in passato, da solo con Kathe, il tempo non esisteva per Jim. Provava, insieme a lui, un piacere totale per delle inezie. Si godeva il buon sigaro di Jules molto più del suo. Fin dal primo giorno, Jules istruiva Jim, in ogni momento, senza saperlo. Jules attirava Jim come una calamita.



H. P. Rochè- Jules e Jim- Adelphi

mercoledì 7 novembre 2012

Mistero...

Questo mistero è il Tempo.
Esistono calendari e orologi per misurarlo, misure di ben poco significato, perchè tutti sappiamo che, talvolta, un'unica ora ci può sembrare un'eternità, e un'altra invece passa in un attimo...dipende da quel che viviamo in quest'ora.
Perchè il tempo è vita.
E la vita dimora nel cuore.



M. Ende- Momo- Longanesi

martedì 6 novembre 2012

Si può...

Verso le cose, si può agire senza amore: si può, senza amore, spaccare del legno, fabbricare dei mattoni, battere del ferro; ma nei rapporti fra uomo e uomo, l'amore è così indispensabile com'è, per esempio, la prudenza nei rapporti dell'uomo colle api. Tal'è la natura delle api: se tu non sei prudente con loro, tu nuocerai alle api ed a te stesso. Così per le relazioni cogli uomini. E ciò non è che giustizia, perchè l'amore reciproco fra gli uomini è la legge fondamentale della vita umana. 


L. N. Tolstoj- Amore e dovere- Libreria Editrice Moderna

lunedì 5 novembre 2012

In effetti...

Annullare il passato, «rinascere», acquisire un io diverso e più attraente scartando quello invecchiato, logoro e indesiderato, reincarnarsi in una «persona totalmente diversa», ricominciare da un «nuovo inizio»... È difficile rifiutare con decisione offerte così allettanti. E, in effetti, perché impegnarsi a migliorare se stessi, se ciò richiede inevitabilmente sforzo strenuo e dolorosa abnegazione?


Z. Bauman- L'arte della vita- Laterza

venerdì 2 novembre 2012

POIEIN

Piove, ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non ci sei 
è solo la mancanza
e può affogare.


Eugenio Montaee





















giovedì 1 novembre 2012

Mia cara...

Come fu bello, e come fu grande la nostra passione.
Così grande che le cellule del mio corpo ne sono ancora imbevute, come una spugna che conserva l’acqua marina che la nutrì.
Perché dopo, mia cara, è stata solo acqua dolce, spesso dolciastra, e che senso ha, mi chiedo, vivere ancora senza che nessun sale ravvivi il mio palato?


A. Tabucchi- Si sta facendo sempre più tardi- Feltrinelli