venerdì 28 settembre 2012

giovedì 27 settembre 2012

Discordanze...

Uscire, e parlare,  e fare, muoversi, guardare e sentire ed essere percepiti ci pone in un rischio costante, ma neppure rinchiudersi e tacere e stare tranquilli ci salva dalle conseguenze, dalle situazioni logiche e irrimediabili, da ciò che oggi è imminente e che quasi un anno fa era assolutamente inaspettato, o quattro, o dieci o cento anni fa, o anche solo ieri. Sto pensando che domani mi sposo con Luisa, ma sono le cinque ed è già oggi che mi sposo. La notte appartiene al giorno precedente nei nostri sentimenti, ma non nei nostri orologi, il mio sul comodino segna le cinque e un quarto, la sveglia le cinque e quattordici, entrambi discordano sulla sensazione che ho, la sensazione di ieri e non ancora di oggi.


J. Marìas- Un cuore così bianco- Einaudi

mercoledì 26 settembre 2012

Il piacere nelle forme semplici e passive...

Mi piacque molto Earl's Court, mi innamorai della sua fauna. Nel quartiere si respirava la giovinezza, la musica, una vita senza paraocchi e senza calcoli, grandi dosi di ingenuità, la volontà di vivere alla giornata, al di fuori della morale e dei valori convenzionali, cercando un piacere che rifiutava i vecchi miti borghesi della felicità - il denaro, il potere, la famiglia, la posizione, il successo sociale - e lo trovava nelle forme semplici e passive dell'esistenza: la musica, i paradisi artificiali, la promiscuità e un assoluto disinteresse per il resto dei problemi che scuotevano la società.


M. V. Llosa- Avventure della ragazza cattiva- Einaudi

martedì 25 settembre 2012

Tanto per sapere...

Sono sopravvissuto alla scarlattina, agli orecchioni, a due rapine a mano armata, alle piattole, all'estrazione di tutti i denti, a un'operazione all'anca, a un processo per omicidio e a tre mogli. La prima è morta, mentre la Seconda Signora Panofsky, nonostante sia passata un'eternità, al solo sentire la mia voce strillerebbe: "Assassino, cosa ne hai fatto del cadavere?", per poi sbattermi la cornetta in faccia. Miriam no, Miriam mi parlerebbe. Chissà, forse riderebbe dei miei tormenti. Magari queste stanze tornassero a riempirsi delle sue risate. Del suo profumo. Del suo amore. Il problema è che molto probabilmente risponderebbe Blair, e l'ultima volta quel bastardo spocchioso mi ha mandato tutto di traverso. "Vorrei parlare con mia moglie" gli ho detto.
"Non è più tua moglie, Barney. E tu in compenso sei ebbro".
"Ebbro". Certo, cos'altro può dire uno come lui. "Intendi sbronzo? ovvio che sono sbronzo. Sono le quattro del mattino".
"E Miriam dorme".
"ma guarda che è con te che volevo parlare. Vedi Blair, stavo facendo pulizia nei cassetti, e mi sono venute per le mani certe magnifiche foto di nudo che avevo fatto a Miriam quando stavamo insieme. Mi chiedevo se non sarebbe più giusto che le tenessi tu. Così, tanto per sapere com'era da giovane".


M. Richler- La versione di Barney- Gli Adelphi

lunedì 24 settembre 2012

Se solo...

Si ricomincia da capo per cambiare tavolo, disse. Si ha sempre questa idea di essere capitati nella partita sbagliata, e che con le nostre carte chissà cosa saremmo riusciti a fare se solo ci sedevamo a un altro tavolo da gioco. 


A. Baricco- Tre volte all'alba- Feltrinelli

domenica 23 settembre 2012

venerdì 21 settembre 2012

Come...un dovere.



E’ doveroso lanciarsi alla scoperta di nuove città. Ci attendono razze generose. I pigmei meticolosi. I grassocci e imberbi indiani della selva, asessuati e bianchi come i serpenti delle paludi. Gli abitanti delle piane più alte del mondo, stupiti dinanzi al fremito della neve. I deboli abitanti delle distese ghiacciate. Le guide delle greggi. Coloro che vivono in mezzo al mare da tanti secoli e che nessuno conosce perché viaggiano sempre in direzione ostinata e contraria alla nostra. Da loro dipende l’ultima goccia di splendore.

Restano ancora da scoprire luoghi importanti della Terra: i grandi condotti da cui respira l’oceano, le spiagge dove muoiono i fiumi che non vanno da nessuna parte, i boschi dove nasce il legno di cui è fatta la gola dei grilli, il posto dove vanno a morire le farfalle scure dalle grandi ali lanute con il colore acre dell’erba secca del peccato.
Bisogna cercare e inventare di nuovo. Resta ancora il tempo. Ben poco, è vero, ma è doveroso approfittarne.



Alvaro Mutis- Prime poesie

giovedì 20 settembre 2012

...a causa di quel tremolio o pulsare minimo.

Ho già detto che non mi importava affatto sapere quale fosse la causa medica, e neppure  volevo ricostruire quel che era successo il giorno prima del nostro incontro né il meccanismo che ci aveva uniti, né conoscere la sua storia né quella della sua famiglia né quella del suo matrimonio logoro, né vivere in qualche maniera vicaria quel che era rimasto interrotto o meglio cancellato, sono una persona passiva che quasi mai cerca o vuole qualcosa o non sa quel che cerca o vuole qualcosa o non sa quel che cerca e vuole e che viene raggiunta dalle cose, basta rimanersene tranquillo perché tutto si complichi e arrivi e ci siano furia e litigi, basta respirare nel mondo, la minima oscillazione del nostro respiro come il lievissimo va e vieni che non possono evitare di avere le cose leggere che pendono appese a un filo, il nostro sguardo velato e neutro come l'inerte dondolio degli aerei attaccati al soffitto, che finiscono sempre per entrare in battaglia a causa di quel tremolio o pulsare minimo. 




J. Marìas- Domani nella battaglia pensa a me- Einaudi

mercoledì 19 settembre 2012

Significare...



C'è un'oscura somiglianza tra bacio e nodo, l'amore viene significato dal bacio, la necessità dal nodo.


R. Calasso- Le nozze di Cadmo e Armonia- Adelphi

martedì 18 settembre 2012

Il segreto della favola...

Meglio di ogni altro scrittore di fiabe Giambattista Basile comprese il segreto della favola: il quale non consiste tanto nell'evocazione del meraviglioso e dell'impossibile, ma nella costruzione di un universo perfettamente geometrico, dove le azioni e le reazioni vengono ripetute con un astratta precisione. Le geometrie di Basile sono impeccabili, squisite e comicissime. Ma quelle tradizionali non gli bastarono. Volle costruire dei nuovi elementi ritornanti, che costituissero la sigla fissa e indimenticabile delle sue favole. Moltiplicò le albe e i tramonti: una fantasia metaforica, che aveva confini solo con i confini dell'uomo, si limitò e si costrinse in una formula, che venne variata all'infinito.


P. Citati- La luce della notte- Mondadori

lunedì 17 settembre 2012

Teorie...

Ascoltando il rumore bianco di Londra, Cyce si rende conto che la teoria di Damien sul jet lag è assolutamente corretta: la sua anima mortale è rimasta chilometri indietro, impigliata in qualche cordone ombelicale fantasma a centinaia di migliaia di metri sopra l'Atlantico, oltre la scia evanescente dell'aereo che l'ha portata qui. Le anime non sono abbastanza veloci, rimangono indietro, e all'arrivo devono essere attese come bagagli smarriti.


W. Gibson- L'accademia dei sogni- Mondadori

venerdì 14 settembre 2012

POIEIN


Di queste case
non è rimasto che qualche 
brandello di muro
Di tanti

che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato

G. Ungaretti

giovedì 13 settembre 2012

Doppiare Capo Horn...

A un tratto la porta della controporta s'era aperta e lui era trasuto. Mai prima l'aveva veduto, ma appena Concetta lo taliò capì che per qualche minuto il suo timone sarebbe stato ingovernabile. Beddru, era, beddru, un angolo di paradiso. Avuto, biunnu e ricco di capelli ricci, sicco sicco ma quanro era giusto in un omo sano, un occhio cilestre come il mare e l'altro, quello di dritta, che non c'era. Se ne stava, l'occhio, ammucchiato sotto la palpebra che si era come impicciacata, murata, alla parte di sotto. Però non faceva impressione, anzi: tutta la luce dell'occhio astratto si riversava nell'altro, lo faceva sparluccicante come una pietra priziosa, come faro di notte. Seppe poi da Agatina che lui l'aveva perso per una coltellata nel mentre d'una azzuffatina, ma poco le importò. Capì, in quel preciso intifico momento, che ogni cosa nella navigazione cangiava per lei: lui, per forza, doveva essere il suo porto, a costo di doppiare Capo Horn.


A. Camilleri- Il birraio di Preston- Sellerio

mercoledì 12 settembre 2012

Che cosa importava...

Dopo aver bevuto i mari ci stupisce
che le nostre labbra siano aride come le spiagge,
e di nuovo cerchiamo il mare per bagnarci, senza vedere
che le nostre labbra sono le spiagge e noi il mare.


Lì, come nelle tracce di tanti altri incontri, ci sono le prove della riconciliazione, lì la mano di Novalis coglie il fiore blu. Non parlo di studi, di ascesi metodiche, parlo di quella tacita intenzionalità che pervade il movimento totale di un poeta, che lo trasforma in ala di se stesso, in remo della propria barca, banderuola del proprio vento e che riconvalida il mondo a costo della discesa agli inferi della notte e dell’anima. Detesto il lettore che ha comprato il suo libro, lo spettatore che ha pagato per la sua poltrona, e che a partire da quel momento sfrutta il morbido cuscino del godimento edonista o dell’ammirazione per il genio.

Che cosa importava a Van Gogh della tua ammirazione? Voleva la tua complicità, che tu cercassi di guardare come stava guardando lui, con gli occhi scorticati da un fuoco eracliteo. Quando Saint-Exupéry sentiva che amarsi non è guardarsi reciprocamente negli occhi ma guardare insieme nella stessa direzione andava oltre l’amore di coppia perché l’amore, se è amore, va sempre oltre la coppia, e io sputo in faccia a chiunque venga a dirmi che ama Michelangelo o E.E. Cummings senza provarmi che almeno in un’ora estrema è stato quell’amore, è stato anche l’altro, ha guardato insieme a lui attraverso il suo sguardo e ha imparato a guardare come lui verso l’infinita apertura che aspetta e reclama.



J. Cortàzar— Il giro del giorno in ottanta mondi- Alet edizioni

martedì 11 settembre 2012

Tra i film degli altri

Sembrava una fuga da film di gangster, anche perché lei aveva una faccia da attrice cinematografica, e poi rideva contentissima della nostra avventura. Si vede che l'aveva vista in un film, ma era un film che io non avevo visto, per quello la guardavo un pochino perplesso. Gisela aveva spesso l'aria di viaggiare in un suo film, mentre io le andavo dietro come comprimario straniero. E quante volte ho pensato a questo, che nei momenti d'emozione si vede come ognuno crede d'essere in un film; cioè in un film che ha visto o magari non ha visto, ma ognuno è sempre nel suo film.
Così ognuno va in giro tra i film degli altri, i quali qualche volta sembrano il suo stesso film, ma è sempre un inganno o una allucinazione. Sono fisse che ci portiamo dietro, e uno a volte si crede anche un celebre attore, oppure un grand'uomo, vai poi a sapere che roba sia, è il mistero e l'illusione della vita. 



G. Celati- Lunario del paradiso- Universale Economica Feltrinelli

lunedì 10 settembre 2012

Chi nomina le cose...

Si scrive per giocare, perché no?, la parola è anche un giocattolo, il più serio, il più fatuo, il più caritatevole dei giocattoli adulti. Si scrive per scongiurare, per evocare. Ho imparato, ragazzo, da un'affabile maga che graffire su un muro quattro nomi di diavoli, Furcu, Rifurci, Lurcu, Cataturcu, bastava a farli apparire. Una sera ci provai."
... E si scrive per battezzare le cose, chi le nomina le possiede. Esiste solo chi ha un nome, l'innominato è nessuno. Nelle teogonie primitive il dio è soltanto se ha un nome. Si scrive per surrogare la vita, per viverne un'altra. L'arte, in quel caso, diventa, se il bisticcio è lecito, un arto, un arto artificiale, la pròtesi d'una vita non vissuta. 
... . Forse è così che l'arte è cominciata, quando un cavernicolo in un angolo buio, dove sarebbe occorsa una torcia per scoprire le sue pitture, dipinse uccisa la bestia che bramava di uccidere, esercitando quindi una pratica magica, ma soddisfacendo altresì una tensione, come avviene a chi sogna e a chi s'innamora.

G. Bufalino- Cere Perse- Sellerio

venerdì 7 settembre 2012

POIEIN






A te si giunge solo
attraverso di te. Ti aspetto.
Io certo so dove sono...
Ma non so dove sono stato
con te.
Lì mi hai portato tu.





P. Salinas

mercoledì 5 settembre 2012

La lettura...

La lettura trasformava il sogno in vita e la vita in sogno e poneva alla portata del piccolo uomo che ero l'universo della letteratura. Mia madre mi raccontò che le prime cose che io scrissi furono continuazioni delle storie che leggevo, perché mi dispiaceva che finissero, oppure volevo cambiarne il finale. E forse è ciò che ho fatto per tutta la vita senza saperlo, prolungare nel tempo, mentre crescevo, invecchiavo, le storie che riempirono la mia infanzia di passione e di avventure.



M. V. Llosa- Elogio della lettura e della finzione- Einaudi

Allora...

"Allora sarei stato capace di scrivere versi alla luna, e ti assicuro, la sera, sul ponte, quando c'erano i balli a bordo, la luna era talmente scenografica, era talmente mia. Ma a quel tempo io ero stupido, facevo dell'ironia sulla vita, non sapevo godere la vita che mi era data, e così ho perso l'occasione, e la vita mi è sfuggita." 


A. Tabucchi- Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa- Sellerio

martedì 4 settembre 2012

...l'acqua è stanca di essere un liquido.

«Peripezie dell’acqua»

Basta conoscerla abbastanza per capire che l’acqua è stanca di essere un liquido. Lo dimostra il fatto che appena si presenta l’opportunità si trasforma in ghiaccio o in vapore. Ma neanche cosí è soddisfatta, il vapore si perde in assurde divagazioni e il ghiaccio è goffo e grezzo, si sistema dove può e in genere serve solo a dare vivacità ai pinguini e al gin tonic. Perciò l’acqua preferisce la delicata neve, che l’aiuta ad avverare la sua speranza piú segreta: quella di fissare la forma di tutto ciò che non è acqua, le case, i prati, le montagne, gli alberi.
Penso che potremmo aiutare la neve nella sua ciclica ma effimera battaglia, e scegliere, per fare ciò, un albero, un nero scheletro sulle cui numerose braccia scende a insediarsi la replica bianca e perfetta. Non è facile, ma se in previsione di una nevicata segassimo il tronco in modo che l’albero si tenesse in piedi senza accorgersi di essere morto, come quel mandarino memorabilmente decapitato da un boia gentile, basterebbe aspettare che la neve replicasse l’albero in ogni suo dettaglio e quindi levarlo dal suo posto senza scuoterlo, con un lieve e perfetto spostamento.
Non credo che la forza di gravità riesca a far crollare il bianco castello di carte, tutto avverrebbe come una sospensione della volgarità e della routine, per un certo periodo di tempo un albero di neve sosterrebbe il sogno realizzato dell’acqua. Forse sarà un uccello a distruggerlo, o il primo sole del mattino lo spingerà verso il nulla con il suo tiepido dito. Sono esperienze che bisognerebbe tentare per far contenta l’acqua, cosí che torni a riempirci le brocche e i bicchieri con quella debordante allegria che per ora riserva solo ai bambini e ai passerotti.





Julio Cortázar- Carte inaspettate- Einaudi

lunedì 3 settembre 2012

Fortunato...


L'invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano, e in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù e che le porte del cielo si spalancheranno solo per gli infelici come loro, che attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato. Fortunato colui al quale latrano i cretini, perché la sua anima non apparterrà mai a loro.

Carlos Ruiz Zafòn - Il gioco dell'angelo- Mondadori