lunedì 10 settembre 2012

Chi nomina le cose...

Si scrive per giocare, perché no?, la parola è anche un giocattolo, il più serio, il più fatuo, il più caritatevole dei giocattoli adulti. Si scrive per scongiurare, per evocare. Ho imparato, ragazzo, da un'affabile maga che graffire su un muro quattro nomi di diavoli, Furcu, Rifurci, Lurcu, Cataturcu, bastava a farli apparire. Una sera ci provai."
... E si scrive per battezzare le cose, chi le nomina le possiede. Esiste solo chi ha un nome, l'innominato è nessuno. Nelle teogonie primitive il dio è soltanto se ha un nome. Si scrive per surrogare la vita, per viverne un'altra. L'arte, in quel caso, diventa, se il bisticcio è lecito, un arto, un arto artificiale, la pròtesi d'una vita non vissuta. 
... . Forse è così che l'arte è cominciata, quando un cavernicolo in un angolo buio, dove sarebbe occorsa una torcia per scoprire le sue pitture, dipinse uccisa la bestia che bramava di uccidere, esercitando quindi una pratica magica, ma soddisfacendo altresì una tensione, come avviene a chi sogna e a chi s'innamora.

G. Bufalino- Cere Perse- Sellerio

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