martedì 31 luglio 2012

Lo sguardo tragico

Visto che c'ero, gli avevo raccontato della mia fissazione, il conto all'indietro dei giorni, le minestrine mancanti:

- Questi qua, per un uomo, per un uomo, - m'aveva detto, battendomi il dito indice sullo sterno, - sono i momenti migliori, ma per viverli bene, per viverli bene!, non ci vogliono i coglioni, ci vogliono i controcoglioni. Bisogna acquistare lo sguardo tragico.

-  E cioè.

- E vabbè ja... ti ho detto che ci vogliono i controcoglioni, ce li hai i controcoglioni? Tu sei ricchione.
- Io? Ma non è vero.

- Il bambino si illude di poter sempre camminare a quattro zampe, se un bel giorno non si disilludesse, non si alzerebbe in piedi. La disillusione è l'unico modo che abbiamo per misurare la distanza che passa tra i nostri sogni e la realtà, no? L'uomo tragico, quello con i suddetti controcoglioni, mette a frutto la disillusione, e per questo vive più intensamente. Mò, se tu hai non i coglioni ma i controcoglioni, le centotredici minestrine che ti mancano prima che ti fai la cartella, le mangerai con un intensità tragica. hai visto quanto sei fortunato?


A. Pascale - Passa la bellezza- Einaudi

lunedì 30 luglio 2012

Mi chiamo Calvario Mùffola

Hazard era seduto da pochi istanti davanti a un bicchiere di limonata quando un personaggio, vecchio quasi come lui e col naso tendente al viola, mise a sedere la fatiscenza del suo corpo ricurvo su una sedia lí accanto e ordinò una Chartreuse tiepida.
– Tiepida, mi raccomando! – insistette col cameriere e, voltandosi verso Hazard. – La voglio tiepida, assolutamente.
– Chartreuse tiepida! Che razza di abitudini!
– Ah, signore! Che storia triste. Volevo farvi ridere. Figuratevi, signore, io sono un clown, un clàun, sissignore, che misera sorte dover sempre scherzare, anche quando il cuore è triste.
– Sicché avete delle noie?
– Mi chiamo Calvario Mùffola.
Silenzio.







R. Queneau- Hazard e Fissile- Einaudi

venerdì 27 luglio 2012

POIEIN

La lingua
ci porta via per sempre
da dove siamo, e in nessun luogo
possiamo stare in pace
nelle cose che ci è dato
vedere, perché ogni parola
è un altrove, 
una cosa che si muove più veloce dell’occhio, 
proprio mentre si muove questo passero, 
virando nell’aria dove non ha una casa. 
Credo, allora,
in niente che queste parole possano darti, 
ma le sento parlare attraverso di me, 
come se solo questo fosse ciò che desidero, 
questo blu e questo verde, 
e dire come questo blu
sia per me diventato l’essenza di questo verde, e più del purovederlo, 
voglio che tu senta questa parola che è vissuta in me
tutto il giorno, 
questo desiderio di niente
che non sia il giorno stesso, 
e come sia cresciuto dentro i miei occhi, 
più forte della parola di cui è fatto, 
come se non potrebbe mai esserci altra parola che mi terrebbe senza spezzarsi.







P. Auster da Affrontare la musica- Einaudi

giovedì 26 luglio 2012

E' notorio...

... Il passato è più facile da leggere: uno si volta all’indietro e, potendo, dà un’occhiata. E poi, sia come sia, esso rimane sempre impigliato da qualche parte, magari a brandelli. A volte bastano soltanto l’olfatto e le papille gustative, è notorio: lo sappiamo da certi romanzi, anche belli. Oppure un ricordo, quale che sia: un oggetto visto nell’infanzia, un bottone ritrovato in un cassetto, che so, una persona che essendo un’altra te ne ricorda un’altra, un vecchio biglietto del tram. E ho pensato alla vita, che è surrettizia, e che raramente mostra in superficie le sue ragioni, e invece il suo vero percorso avviene in profondità, come un fiume carsico. 




Antonio Tabucchi- Si sta facendo sempre più tardi- Feltrinelli

mercoledì 25 luglio 2012

Un ritratto...

Risalì il pendìo e si mise a camminare lungo l'orlatura bianchiccia che segnava l'estremo limite della mareggiata. Con la punta del piede smuoveva le conchiglie e i sassolini che la furia delle onde aveva portato fin là. Notò un pesciolino morto; e una bava che sotto la carezza del vento sembrava volesse staccarsi da terra e prendere il volo. Le bastò sfiorarla,  perchè si sfacesse. anna si tirò indietro di qualche passo e sedette sulla rena asciutta. Non era una ragazza che desse nell'occhio: benché fosse bene in carne e avesse un personale svelto. I capelli li portava tagliati corti, con una frangetta che le copriva la fronte. Aveva fattezze regolari: precisa la linea arcuata delle sopracciglia, ben modellato il naso, disegnate con nettezza e in rilievo le labbra. Ma il bello di Anna erano gli occhi: verdi, cosa rara in una bruna. E la voce: rauca, quasi cavernosa, che sulle prime poteva riuscire sgradita, poi si rivelava incantevole. 




Carlo Cassola- Un cuore arido-Rizzoli

martedì 24 luglio 2012

Le sembrerà scemo...

-Le sembrerà scemo ma alla fine mi io mi sarei aspettata che lei almeno mi abbracciasse.
Lo disse così, semplice semplice.
_Forse mi sarebbe piaciuto fare l'amore con lei, lì nel buio, ma di sicuro almeno mi sarei aspettata di poter finire fra le sue braccia, in qualche modo, di toccarla, ecco, di toccarla.
Jasper Gwyn fece per dire qualcosa, ma lei lo fermò con un cenno della mano.
_Guardi, non si faccia idee sbagliate, io non sono innamorata di lei, non credo, è un'altra cosa, e riguarda solo quel particolare momento, quel buio e quel momento. Non so se riesco a spiegarmi, ma tutti quei giorni cui praticamente sei il tuo corpo e poco altro...tutti quei giorni mettono addosso una specie di attesa che qualcosa di fisico debba accadere, alla fine. Qualcosa che ti ricompensi. Una distanza colmata, mi verrebbe da dire. Lei la colma scrivendo, ma io? , noi? , tutti quelli che si faranno ritrarre? Li rimanderà a casa come ha rimandato me, nella stessa lontananza del primo giorno? Bè , non è una buona idea.


Alessandro Baricco- Mr Gwyn- Feltrinelli

lunedì 23 luglio 2012

...quel mostro che è dentro di noi.


« Eccomi a te, finalmente » disse Stefano. « Adesso, a noi due! » E, raccogliendo le superstiti energie, alzò l’arpione per colpire.« Uh » mugolò con voce supplichevole il colombre « che lunga strada per trovarti. Anch’io sono distrutto dalla fatica. Quanto mi hai fatto nuotare. E tu fuggivi, fuggivi. E non hai mai capito niente. » « Perché? » fece Stefano, punto sul vivo. « Perché non ti ho inseguito attraverso il mondo per divorarti, come pensavi. Dal re del mare avevo avuto soltanto l’incarico di consegnarti questo. » E lo squalo trasse fuori la lingua, porgendo al vecchio capitano una piccola sfera fosforescente. Stefano la prese fra le dita e guardò. Era una perla di grandezza spropositata. E lui riconobbe la famosa Perla del Mare che dà, a chi la possiede, fortuna, potenza, amore,e pace dell’animo. Ma era ormai troppo tardi.« Ahimè! » disse scuotendo tristemente il capo.«Come è tutto sbagliato. Io sono riuscito a dannare la mia esistenza: e ho rovinato la tua.» « Addio, pover’uomo » rispose il colombre. E sprofondò nelle acque nere per sempre. Due mesi dopo, spinto dalla risacca, un barchino approdò a una dirupata scogliera. Fu avvistato da alcuni pescatori che, incuriositi, si avvicinarono. Sul barchino, ancora seduto, stava un bianco scheletro: e fra le ossicine delle dita stringeva un piccolo sasso rotondo. Il colombre è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estremamente raro. A seconda dei mari, e delle genti che ne abitano le rive, viene anche chiamato kolomber, kahloubrha, kalonga, kalu-balu, chalung-gra. I naturalisti stranamente lo ignorano. Qualcuno perfino sostiene che non esiste.

Dino Buzzati- Il colombre- Oscar Mondadori

domenica 22 luglio 2012

venerdì 20 luglio 2012

POIEIN

Pier Callegarini- L'albero della felicità

E’ la tua voce che mi tranquillizza.
E’ il tuo modo di parlare, il tuo modo di chiamarmi,
quel nomignolo che mi riservi.
E’ il fatto di immaginarti perché non posso vederti.
E’ dovermi figurare la smorfia della tua bocca.
E’ che sei tu.
E quando si tratta di te, io non lo so che mi succede.
Per quanto cerco di trattenermi, se si tratta di te, io sono felice.

C. Ruiz Zafòn

giovedì 19 luglio 2012

Elegia...

Di là dalle pianure di flanella, i grafici d'asfalto e gli orizzonti di ruggine sbilenca, e di là dal fiume tabacco sormontato da alberi piangenti e monetine di sole che filtrano sull'acqua alla foce, nel punto oltre il frangivento, dove i campi incolti rosolano striduli al caldo antimeridiano: sorgo, farinello, leersia, salsapariglia, cipero, stramonio, menta selvatica, soffione, setaria, uva muscadina, verza, verga aurea, edera terrestre, acero da fiore, solano, ambrosia, avena folle, veccia, gramigna, fagiolini spontanei invaginati, tutte teste che annuiscono dolcemente a una brezza mattutina che è la morbida mano di una madre sulla guancia. Uno strale di storni scoccato dalle stoppie del frangivento. Il lucore di rugiada che resta lì a svaporare tutto il giorno. un girasole, altri quattro, uno chino, e lontani cavalli rigidi e immoti come giocattoli. Annuiscono tutti. Suoni elettrici di insetti indaffarati. Sole biondo birra, cielo pallido e volute di cirri così alte da non fare ombra. Insetti indefessamente indaffarati. Quarzo, selce, scisto e croste di condrite ferrosa nel granito. Terra antichissima. Guardatevi intorno. L'orizzonte tremola, informe. Siamo tutti fratelli.


D. F. Wallace- Il re pallido- Einaudi




mercoledì 18 luglio 2012

Per dire la verità...

«Quand'ero sull'isola, anelavo solo a essere altrove o, per usare le mie parole di allora, a essere "tratta in salvo". Ma ora sento dentro di me un desiderio ardente che mai avrei pensato di provare. Chiudo gli occhi e la mia anima prende congedo da me, vola sopra le case e le strade, i boschi e i pascoli, per fare ritorno alla nostra casa di un tempo, mia e di Cruso. Voi non potete capire questo mio desiderio, dopo tutto ciò che ho detto sul tedio della nostra vita laggiú. Forse avrei dovuto dire di piú sul piacere di camminare scalza nella sabbia fresca del recinto, di piú sugli uccelli, i piccoli uccelli di molte specie di cui mai ho saputo il nome e che chiamavo "passeri" in mancanza di un nome migliore. Chi, se non Cruso, che non c'è piú, potrebbe narrarvi accuratamente la storia di Cruso? Avrei dovuto raccontare meno di lui e piú di me stessa. Come è accaduto, tanto per cominciare, che mia figlia si è perduta, e come, seguendola, sono giunta a Bahia? Come sono sopravvissuta tra stranieri in quei due lunghi anni? Ho vissuto soltanto in una camera ammobiliata, come ho detto? Bahia era un'isola nell'oceano della foresta brasiliana, e la mia camera un'isola desolata di Bahia? Chi era il capitano il cui destino ha voluto che andasse per sempre alla deriva nei mari estremi del Sud, in una veste di ghiaccio? Dall'isola di Cruso non ho riportato una penna, non un ditale di sabbia. Non ho altro che i sandali. Quando rifletto sulla mia storia, mi pare di esistere solo come colei che è giunta, colei che è stata testimone, colei che anelava ad andarsene: un essere senza consistenza, un fantasma accanto al corpo vero di Cruso. È dunque questo il destino di chi narra storie? Eppure sono stata un corpo quanto lo è stato Cruso. Mangiavo e bevevo, mi svegliavo e dormivo, mi struggevo. L'isola era di Cruso (ma in virtú di quale diritto? in virtú della legge dell'isola? esiste una legge simile?), ma ci ho vissuto anch'io, non ero un uccello di passaggio, non una sula o un albatro che, dopo aver compiuto un giro intorno all'isola e immerso un'ala, proseguono il loro volo sull'oceano sconfinato. Rendetemi la consistenza che ho perduto, signor Foe: è questa la mia supplica. Giacché, sebbene la mia storia dica il vero, essa non ha la consistenza del vero (me ne rendo conto, non c'è bisogno di fingere che sia altrimenti). Per dire la verità in tutta la sua consistenza è necessaria la quiete, una sedia comoda lontana da ogni distrazione e una finestra cui indugiare a guardare; e poi il talento di vedere onde quando si hanno davanti agli occhi campi, di sentire il sole dei tropici quando fa freddo; e di avere sulla punta delle dita le parole con cui catturare la visione prima che dilegui. Io non ho niente di tutto ciò, voi invece tutto».


J.M. Coetzee- Foe- Einaudi









lunedì 16 luglio 2012

...dove non ci si aspetterebbe

Torniamo sui nostri passi lungo la spiaggia. L'aria di mare è come una droga  che mi incendia i sensi. Percepisco ogni cosa con la precisione di una lama tagliente: il modo in cui le gocce d'acqua rimangono sospese per un istante quando le onde si schiantano contro la scogliera, i minuscoli fiori rosa che spuntano tra le fenditure della roccia, dove non ci si aspetterebbe di vedere crescere niente, e più di tutto l'incrinatura di rimpianto nella voce di Raven mentre si abbandona alla risacca dei ricordi.

C. B. Divakaruni- La maga delle spezie- Einaudi

venerdì 13 luglio 2012

POIEIN

Nessuno qui, 

e il corpo dice: qualunque cosa si dica 
non dev'essere detta. Ma nessuno 
è anche un corpo, e ciò che dice il corpo 
non è udito da nessuno 
tranne te. 

Nevicata e notte. La replica 
di un omicidio 
fra gli alberi. La penna 
si muove attraverso la terra: non sa più 
cosa accadrà, e la mano che la tiene 
è scomparsa. 

Eppure, scrive. 
Scrive: al principio, 
tra gli alberi, un corpo 
è venuto a piedi dalla notte. Scrive: 
il bianco del corpo 
è il colore della terra. È terra, 
e la terra scrive: tutto 
è il colore del silenzio. 

Io non sono più qui. Non ho mai detto 
ciò che dici 
che ho detto. Ma il corpo è un luogo 
dove non muore niente. E ogni notte, 
dal silenzio degli alberi, tu sai 
che la mia voce 
cammina verso te.


Notti bianche di Paul Auster




giovedì 12 luglio 2012

Adesso

 Una donna


Mora, bambina di tre anni, fissa lo sguardo su un particolare, il preciso movimento della testa con cui quella donna butta indietro i capelli e libera la fronte. Adesso lo fa anche lei-lo farà per tutta la vita-anche lei è una donna, adesso.


P. Bichsel- Sulla città di Parigi -Marcos Y Marcos

mercoledì 11 luglio 2012

La cosa più bella.

Qual è la cosa più bella che hai mai imparato a scuola?
Dall'inizio, dai primissimi giorni.
La cosa più bella.
Quella più importante. Dài, sapientone, dimmelo.
Parli come papà.
Lo sostituisco. faccio il doppio lavoro.
Quando torna a casa?
Tra otto, nove giorni. allora, la cosa più bella?
Che il sole è una stella.
La cosa più bella che hai mai imparato.
Il sole è una stella.
Ma questo non te l'ho insegnanto io?
Non credo proprio.
Non te l'hanno insegnato a scuola. Te l'ho detto io.
Non credo proprio.
Non credo proprio.
Abbiamo una mappa astrale appesa alla parete.
Il sole non è sulla nostra parete. E' là fuori. Ma non lassù. Non c'è su o giù. E' là fuori e basta.
O forse siamo noi a essere qua fuori-disse lei.- Forse questo si avvicina di più alla verità. Siamo noi a essere fuori da qualche parte.


Don De Lillo- L'uomo che cade- Einaudi

martedì 10 luglio 2012

...effimera

Stefano Bianchi- Musica
Poichè la musica si esprime solo attraverso il suono e si svolge in un tempo preciso, essa è, per sua stessa natura, effimera. Ciò che è essenziale in un'esecuzione musicale, e che è difficile raggiungere nella vita, è la capacità di ripartire sempre da zero.

D. Barenboim- La musica sveglia il tempo- Feltrinelli

lunedì 9 luglio 2012

Al Sud...

Sull'isola ho saputo per la prima volta che il vento non viaggia come un fiume a corrente continua, ma come il mare che si muove a onde. Il vento di quel Sud ha respiri, singhiozzi, starnuti. Riempie le camicie, sbatte le lenzuola e mangia le bandiere.
Al Sud offrono al vento i panni per fargli compagnia, le vele gli scroccano un passaggio.


Erri de Luca- Il torto del soldato- Feltrinelli

venerdì 6 luglio 2012

POIEIN


Pioggia



Piove e tu dici è come se le nuvole
piangessero. Poi ti copri la bocca ed affretti
il passo. Come se quelle squallide nuvole piangessero?
Impossibile. Ma allora: da dove questa rabbia,
questa disperazione che ci condurrà tutti al diavolo?
La Natura nasconde alcuni dei suoi processi
nel Mistero, il suo fratellastro. Così questa sera
che consideri simile a una sera da fine del mondo
più presto di quel che credi ti sembrerà soltanto
una sera triste, una sera di solitudine smarrita
nella memoria: lo specchio della Natura. Oppure
la dimenticherai. Né la pioggia, né il pianto, né importano
i tuoi passi che risuonano durante il percorso sulla scogliera.
Ora puoi piangere e lasciare che la tua immagine si disperda
nei parabrezza delle auto ferme lungo
il Paseo Marítmo. Ma non puoi perderti.







R. Bolano

giovedì 5 luglio 2012

Inghilterra-Irlanda 0-0

Appoggiò il fucile nell'angolo della parete. Aveva le due mani libere. Gertie avanzò verso di lui con le braccia tese, palpando il buio. Era di buona statura. Prese contatto all'altezza delle ascelle. Callinan, che aveva la giacca sbottonata, non portava gilè. Gertie cominciò ad agganciargli le costole, scendendo giù adagio adagio verso la vita. A quel punto, le braccia di Callinan si rinchiusero sull'Inglese. Gertie gli si incollò contro e l'avvinghiò sotto la giacca, carezzandogli le scapole muscolose. Poi seguì l'ossoso e nodoso tragitto della colonna vertebrale, e, con l'altra mano prese a sbottonargli la camicia. Sentì la carne matida dellIrlandese e sotto le sue dita fremettero i muscoli pettorali. strofinò il viso contro la sua spalla che sapeva di polvere, di sudore e di tabacco. i suoi capelli vellicavano il volto del ribelle. Alcuni biondi e soffici, gli fluttuarono fin dentro alle narici. Gli venne voglia di starnutire. Starnutì.


R. Queneau-Troppo buoni con le donne- Einaudi

mercoledì 4 luglio 2012

Come un uomo.

Al contrario di Tina, di Kali, la cui sensualità era immediata. Lole fu il nostro desiderio a renderla bella. Era ciò che aveva in fondo agli occhi che ci aveva attratto. Quel luogo indefinito, lontano, da dove veniva e dove sembrava andare. Una Rom. Una viaggiatrice. attraversava lo spazio, e il tempo sembrava non poterla raggiungere. Era lei a dare. Fu lei a scegliersi gli amanti che ebbe tra ugo e Manu. Come un uomo. Da quel lato, era inaccessibile. Tenerle la mano era come afferrare un fantasma. sulle dita, non rimaneva altro che polvere d'eternità, la polvere della strada di un viaggio infinito.


J. C. Izzo- Casino totale- Edizioni E/O

martedì 3 luglio 2012

Tanto quanto

...la mia immagine riflessa in occhi altrui dipende da lui e da me; quello che l'interlocutore mi dice lo definiamo  sia io sia  lui; quello che penso di lui e quello che sento nei suoi confronti dipende tanto da lui quanto da me.


D. Karahasan- Il centro del mondo- Il Saggiatore

lunedì 2 luglio 2012

L'universo


Non c'è che l'universo, questo cerchio il cui centro è ovunque e la circonferenza da nessuna parte, questo incessante cataclisma armonico, quest'immensa anarchia equilibrata.



V. Consolo- Lunaria- Einaudi