lunedì 1 settembre 2014

…nella mia visione

E quando (secondo l'ordine in cui si svolgeva quel piccolo corteo, meraviglioso perché vi erano accostati gli aspetti più diversi, tutte le gamme di colore vi comparivano una accanto all'altra, ma che era confuso come una musica in cui non avessi potuto isolare e riconoscere al passaggio le frasi, distinte ma dimenticate subito dopo) vedevo emergere un ovale bianco, degli occhi neri, degli occhi verdi, non sapevo se fossero gli stessi che mi avevano deliziato già un momento prima, non potevo metterli in rapporto con una data fanciulla ch'io avessi separata dalle altre e riconosciuta. E quest'assenza, nella mia visione, del distacco che avrei presto stabilito fra loro, propagava attraverso il gruppo un ondeggiamento armonioso, la traslazione continua di una bellezza fluida, collettiva e mobile.






Marcel Proust - Alla ricerca del tempo perduto - Einaudi

venerdì 29 agosto 2014

POIEIN

George Innes - Spirito dell'autunno
1948



In questa notte d'autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini




Nazim Hikmet

giovedì 28 agosto 2014

Se...

Continuerò a dipingere il secondo quadro, ma so che non lo finirò mai. Il tentativo è
fallito e non c’è miglior prova di questa sconfitta, o fallimento, o impossibilità, del foglio di carta su cui mi accingo a scrivere: un giorno, prima o poi, mi volgerò dal primo quadro al secondo e infine a questo testo, o salterò la tappa intermedia, o troncherò la frase per correre a dare una pennellata sulla tela del ritratto che S. mi ha ordinato, o forse su quell’altro, parallelo, che S. non vedrà. Quel giorno non saprò niente di più di quanto non sappia oggi (che i ritratti sono entrambi inutili), ma potrò decidere se sia valsa la pena di farmi tentare da una forma di espressione che non mi appartiene, anche se proprio questa tentazione significa, in fin dei conti, che non era mia, in fondo, neppure la forma di espressione che ho finito per usare, per impiegare cosí meticolosamente, quasi obbedissi alle regole di un manuale. Non voglio pensare, adesso, a che cosa farò se pure questa mia scrittura sarà un fallimento, se, da allora in poi, le tele bianche e le pagine bianche saranno per me un mondo in orbita a milioni di anni-luce dove io non potrò vergare neppure il minimo segno. Se, dunque, sarà un atto di disonestà il semplice gesto di prendere un pennello o una matita, se una volta ancora, insomma (la prima non c’è mai stata veramente), sarò costretto a ricusarmi il diritto di comunicare o di comunicarmi, perché avrò tentato e fallito, e altre opportunità non ce ne saranno.


J. Saramago - Manuale di pittura e calligrafia - Einaudi

mercoledì 27 agosto 2014

…d'un tratto

Mentre camminava per Regent’s Park - lungo un viale che sempre sceglieva, tra i tanti - Jasper Gwyn ebbe d’un tratto la limpida sensazione che quanto faceva ogni giorno per guadagnarsi da vivere non era più adatto a lui. Già altre volte lo aveva sfiorato quel pensiero, ma mai con simile pulizia e tanto garbo.
Così, tornato a casa, si mise a scrivere un articolo che poi stampò, infilò in una busta, e portò personalmente, attraversando la città, alla redazione del “Guardian”. Lo conoscevano. Saltuariamente collaborava con loro. Lui chiese se era possibile aspettare una settimana prima di pubblicarlo.

A. Baricco - Mr Gwyn - Feltrinelli

martedì 26 agosto 2014

…l'odore del vento

Chiudendo gli occhi, sentii l’odore del vento. Un vento di maggio gonfio come un frutto, che aveva in sé la ruvidità della buccia, la morbidezza della polpa e innumerevoli semi. Quando il frutto si spaccò nel cielo, i semi vennero a mitragliarmi il braccio nudo, soffici proiettili che mi lasciarono una leggera sensazione di dolore.


H. Murakami - I salici ciechi e la donna addormentata - Einaudi

lunedì 25 agosto 2014

…non cambierebbe nulla.

Il vecchio è seduto sull’orlo del piccolo letto con le mani appoggiate a palmi aperti sulle ginocchia, la testa bassa, gli occhi al pavimento. Non si sogna nemmeno di pensare che nel soffitto proprio sopra di lui sia nascosta una macchina fotografica. A ogni secondo l’otturatore fa uno scatto silenzioso, producendo ottantaseimilaquattrocento fotogrammi per ogni rivoluzione della Terra. E anche se il vecchio sapesse che lo stanno guardando, non cambierebbe nulla. La sua mente è altrove, arenata tra le immagini fittizie che gli affollano il cervello mentre cerca una risposta alla domanda che lo ossessiona.



P. Auster - Viaggi nello scriptorium - Einaudi

venerdì 22 agosto 2014

POIEIN



A partire da quest'ora mi ordino libero
di limiti e linee immaginarie,
Vado ove voglio, totale e assoluto
signore di me,
Do ascolto agli altri, considerando bene
quello che dicono,
M'arresto, ricerco, ricevo, contemplo,
Dolcemente, ma con volontà
incoercibile, mi svincolo dalle remore
che trattenermi vorrebbero.



Walt Whitman - Canto della strada

giovedì 21 agosto 2014

…apparteneva alle colline

Lei apparteneva alle colline, ora, e le colline l'avrebbero nascosta. Dovevo lasciarla tornare alla loro solitudine, lasciarla vivere con i sassi e con il cielo, lasciare che il vento giocasse con i suoi capelli fino alla fine.
Era quella la sua strada.



John Fante - Chiedi alla polvere - Einaudi




mercoledì 20 agosto 2014

……quel che rimane

“Sì, tutti siamo imitazioni di persone che quasi mai abbiamo conosciuto, persone che non si avvicinarono o che tirarono dritto nella vita di quanti adesso amiamo, oppure che si fermarono ma si stancarono nel giro di poco tempo e sparirono senza lasciare tracce o soltanto la polvere dei passi che fuggono, o che sono morti per quelli che amammo procurando una ferita mortale che quasi sempre finisce per richiudersi.

Non possiamo pretendere di essere i primi o i preferiti, siamo soltanto quel che c’è a disposizione, i resti, il superfluo, i sopravvissuti, quel che rimane, i saldi, ed è con questo nobile poco che si costruiscono i più grandi amori e si fondano le migliori famiglie, da questo proveniamo tutti, prodotto della casualità e del conformismo, degli scarti e delle timidezze e degli insuccessi altrui, e pure così daremmo qualsiasi cosa a volte per rimanere legati a chi recuperammo un giorno da una soffitta o da una vendita all’asta, oppure ci toccò in sorte giocando a carte o che ci raccolse fra gli scarti; inverosimilmente riusciamo a convincerci dei nostri azzardati innamoramenti, e sono molti quelli che credono di vedere la mano del destino in ciò che non è altro che una riffa di paese mentre ormai agonizza l’estate."



Javier Marìas - Gli innamoramenti - Einaudi

martedì 19 agosto 2014

…nel silenzio della notte

La casa sorgeva sulla parte più alta della stretta lingua di terra tra la baia e il mare aperto. Aveva resistito a tre uragani ed era una costruzione solida come una nave. L'ombreggiavano alte palme da cocco piegate dagli alisei, e uscendo di casa dal lato dell'oceano potevi scendere per la scogliera, traversare la striscia di rena bianca ed entrare nella Corrente del Golfo. A guardarla in una giornata senza vento l'acqua della Corrente era blu scuro. Ma quando t'immergevi, sopra quella rena bianca e farinosa c'era solo la luce verde dell'acqua, e di ogni pesce grosso si vedeva l'ombra molto tempo prima che quello potesse raggiungere la spiaggia.

Era un bel posto sicuro per farci il bagno durante il giorno, ma non per nuotarci la notte. La notte i pescicani venivano quasi a riva, cacciando ai margini della Corrente, e dalla veranda superiore della casa, nel silenzio della notte, sentivi lo sguazzare dei pesci ai quali davano la caccia e, se andavi giù alla spiaggia, vedevi le scie fosforescenti che lasciavano nell'acqua. Di notte gli squali non avevano paura di niente e tutte le altre creature avevano paura di loro. Ma di giorno giravano al largo, distante dalla rena bianca e risplendente, e se si avvicinavano ne scorgevi l'ombra da lontano.




Hernest Hemingway - Isole nella corrente - Mondadori

lunedì 18 agosto 2014

…ripugnanze

Nulla ripugnava maggiormente a Pietro Monatti che una condotta ispirata ai calcoli, agli impulsi e a tutte le altre arbitrarie giustificazioni dell’amor proprio. Oltre che da un disprezzo istintivo per le angustie e per le meschinità dell’egoismo, oltre che da un’ammirazione non meno istintiva per le azioni e i propositi generosi, l’odio per tutte le forme che suole rivestire l’amore di sé e specialmente quelle dell’ambizione, della prepotenza e dell’interesse gli era stato riconfermato da certe sfortunate esperienze della sua prima giovinezza.


Alberto Moravia - Le ambizioni sbagliate - Bompiani

venerdì 15 agosto 2014

POIEIN



Vedi

Niente è serio e degno di essere ascoltato,
ci siamo fatti giocando tutto il male necessario

vedi, non è una lettera, questa,

ci siamo dati quel miele della notte, il caffè,
il piacere prono, le sigarette torbide
quando nel soffitto rema la luce dell'alba,

vedi
io continuo a pensare a te,

non ti scrivo, d'improvviso guardo il cielo, quella
nuvola di passaggio
e forse tu nel tuo lungomare guarderai una nuvola
e quella è la mia lettera, qualcosa che scorre indecifrabile
e pioggia.

Ci siamo fatti giocando tutto il male necessario
il tempo deposita il resto, i piccoli orsi
dormono accanto a uno scoiattolo sfrondato.

Julio Cortázar, “Blues for Maggie”, in Carte inaspettate, Einaudi, Torino 2012

giovedì 14 agosto 2014

…è un gioco del rovescio.

Quando Maria do Carmo Meneses de Sequeira morì, io stavo guardando Las Meninas di Velázques al museo del Prado. Era un mezzogiorno di luglio e io non sapevo che lei stava morendo. Restai a guardare il quadro fino alle dodici e un quarto, poi uscii lentamente cercando di trasportare nella memoria l’espressione della figura di fondo, ricordo che pensai alle parole di Maria do Carmo: la chiave del quadro sta nella figura di fondo, è un gioco del rovescio; attraversai il giardino e presi l’autobus fino alla Puerta del Sol, pranzai in albergo, un gazpacho ben freddo e frutta, e andai a coricarmi per ingannare la calura meridiana nella penombra della mia camera.




Antonio Tabucchi- Il gioco del rovescio - Feltrinelli

mercoledì 13 agosto 2014

...la Prospettiva NevsKij

“Non c’è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa è tutto. Di che cosa non brilla questa strada, meraviglia della nostra capitale! So con certezza che non uno dei suoi pallidi e impiegatizi abitanti cambierebbe la Prospettiva Nevskij con tutti i beni della terra. Non solamente chi ha venticinque anni d’età, magnifici baffi e un soprabito dal taglio perfetto, ma anche chi si vede già spuntare sul mento i peli bianchi e ha la testa liscia come un piatto d’argento, va in estasi davanti alla Prospettiva Nevskij. E le signore! Oh, per le signore la Prospettiva Nevskij è qualcosa di ancora più piacevole. E per chi del resto non è piacevole? Non appena imbocchi la Prospettiva Nevskij, non senti altro che odore di passeggio. Anche se hai un affare importante e improrogabile da sbrigare, ecco che, dopo aver messo piede qui, te ne dimentichi subito. Questo è l’unico luogo dove la gente non si fa vedere perchè spinta dal bisogno e dall’interesse che coinvolgono l’intera Pietroburgo.”

Nikolaj Gogol - I racconti di Pietroburgo - Garzanti

martedì 12 agosto 2014

…i vagabondi di Parigi

Una sera di primavera dell'anno 1934 un signore di età matura scese gli scalini di pietra che da uno dei ponti della Senna conducono alle rive del fiume. Là sono soliti dormire, o meglio accamparsi, i vagabondi di Parigi, cosa nota quasi a tutti, ma che pur merita ricordare in questa occasione.

Uno di tali vagabondi veniva per caso incontro al signore maturo che, del resto, era vestito bene e dava l'impressione di un viaggiatore curioso di visitare i luoghi caratteristici di una città straniera.


Joseph Roth - La leggenda del santo bevitore - Adelphi


lunedì 11 agosto 2014

Te lo ricordi...

Per tornare ai nostri giorni in terra straniera, noi provinciali d'assalto, pazzi di felicità
per il solo fatto di essere a Parigi, storditi da tutta la bellezza intorno a noi, avevamo quasi paura di rientrare nelle nostre stanze ammobiliate sulla Rive Gauche. Già, perché nulla ci assicurava che non ci saremmo risvegliati a casa, con papà e mamma che ci rinfacciavano le ingenti somme dilapidate nella nostra istruzione e dichiaravano giunto anche per noi il momento di tirare la carretta. Nel mio caso, non c'era la lettera di papà che non si chiudesse con una frecciata delle sue: "Te lo ricordi Yankel Schneider, quello che balbettava? Ma tu pensa, adesso fa l'avvocato, e si è comprato una Buick".



Mordecai Richler - La versione di Barney - Adelphi

venerdì 8 agosto 2014

POIEIN

Antonio Sicurezza - Natura morta con cipolla

La cipolla


La cipolla è un'altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
Fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d'inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla - cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.
Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell'una ecco sta l'altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un'eco in coro composta.
La cipolla, d'accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi - grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l'idiozia della perfezione.



Wislawa Szymborska


da PensieriParole

giovedì 7 agosto 2014

La cosa più gradevole in loro...


Sin dal primo giorno mi risultò evidente che erano una coppia sposata, lui piú o meno cinquant’anni e lei diversi meno, non doveva ancora aver compiuto i quaranta. La cosa piú gradevole in loro era vedere come stavano bene insieme. A un’ora in cui quasi nessuno ha voglia di niente, e tanto meno di divertimento e risate, parlavano senza sosta e si divertivano e si stimolavano, come se si fossero appena incontrati o persino conosciuti, e non come se fossero usciti insieme di casa, e avessero lasciato i bambini a scuola, e si fossero preparati allo stesso tempo – forse nello stesso bagno –, e si fossero risvegliati nello stesso letto, e la prima cosa che ciascuno aveva visto doveva essere stata la scontata figura del coniuge, e cosí un giorno dopo l’altro da abbastanza anni, dato che i figli, che li avevano accompagnati un paio di volte, doveva- no avere sugli otto anni la bambina e sui quattro il bambino, che somigliava enormemente al padre.


Javier Marìas - Gli innamoramenti - Einaudi 

mercoledì 6 agosto 2014

Una sera...

"Una sera a un tavolo di ristorante di Roma avevo bevuto al punto giusto: credevo di capire Izet che mi diceva a memoria i versi di Esenin in russo. A quel tempo non avevo ancora acquistato la prima grammatica slava.

Un'ulcera di nostalgia gli premeva in petto e prese la via di uscita della più potente lingua delle letterature. La voce di Izet, slavo del sud, entrò nel russo senza visto di ingresso. Le lingue non chiedono documenti."


 Erri De Luca -  Lettere fraterne - Dante & Descartes

martedì 5 agosto 2014

Questo viaggio...

Sul treno da Istanbul alla Germania ho camminato per un paio di notti su e giù per i corridoi dei vagoni a guardare tutte quelle che ci andavano a far le operaie. Avevano arrotolato le calze fin sotto le ginocchia, le giarrettiere di gomma spessa lasciavano tracce sulla pelle. Dalle loro ginocchia nude potevo desumere meglio che dai cartelli delle stazioni per le quali passavamo, e i cui nomi non sapevamo leggere, che eravamo ancora molto lontane dalla Germania. Una donna ha detto: «Questo viaggio non finisce mai».




Emine Sevgi Ozdamar - Il ponte del corno d'oro - traduzione di Umberto Gandini- Ponte alle grazie

lunedì 4 agosto 2014

…una guerra cristallizzata.

Confessa o muori





                                                                                                               12 febbraio 2004

La prima sensazione è che in Cecenia non cambi mai niente, neanche a morire. Tutti fanno la guerra contro tutti. Gente armata ovunque. Si ha paura del prossimo. I visi hanno tutti la stessa espressione tetra. Tanti nevrotici, mezzi matti. La sintomatologia notturna: sparatorie, combattimenti, colpi d'artiglieria. Quella mattutina: crateri freschi provocati dalle esplosioni. Il secondo conflitto ceceno è una guerra cristallizzata. Tuttavia si ha anche un'altra sensazione: di certi cambiamenti ne faremmo volentieri a meno. Dalla fine di dicembre e per tutto gennaio si è dato il via a una nuova ondata di rapimenti da parte di "sconosciuti armati e mascherati". Questa pratica rivoltante era stata interrotta da più o meno sei mesi, benché le persone continuassero a scomparire. Ma ora tutto è ricominciato da capo.

Anna Politkovskaja - Proibito parlare - Piccola Biblioteca Oskar Mondadori

domenica 3 agosto 2014

…qualcuno te lo dicesse prima

"In quanta stupidità dobbiamo calarci per giungere alla nostra meta, quali sconfinati errori bisogna saper commettere! Se qualcuno te lo dicesse prima, quanti errori dovrai fare, tu diresti no, mi spiace, è impossibile, trovatevi qualcun altro; io sono troppo furbo per fare tutti quegli errori. E loro ti direbbero, noi abbiamo fede, non preoccuparti, e tu diresti no, niente da fare, avete bisogno di uno molto più coglione di me, ma loro ripeterebbero che hanno fede in te, che tu ti trasformerai in un coglione colossale mettendoci un impegno che neanche t'immagini, che farai sbagli di una grandezza che neanche li sogni…perché è l'unico modo di giungere alla meta".



P. Roth - Il teatro di Sabbath - Einaudi