Vi è infine una obiezione fatua ed essenziale: come ci comportiamo nei sogni? L’inconscio è indifferente alla seconda lingua; può impararne al più alcune parole, che userà in modo approssimativo e sbandato. L’inconscio è rigorosamente legato al “dialetto”, giacché è legato all’esperienza e indifferente alla cultura. Si potrà dire che il nostro serbatoio di sogni è retrogrado e inetto: tuttavia è lì, e ogni notte ci manda i suoi fantasmi, ci racconta le sue storie dai molti sensi o totalmente prive di senso, ci fa incontrare i personaggi del nostro passato, talvolta del nostro futuro, ci suggerisce la fantasia che la nostra vita sia una favola forse priva di senso, ma indubbiamente dialettale. Come gli scongiuri, le filastrocche, le parole che designano la gioia teoretica, i sogni, tutti i sogni, sono indifferenti al “grande flusso della civilizzazione”, e si occupano d’altro.
Giorgio Manganelli-Improvvisi per macchina da scrivere-Adelphi
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