martedì 2 luglio 2013

...fino all'infinito

Quando era solo, José Arcadio Buendìa si consolava col sogno delle stanze infinite. Sognava di alzarsi dal letto, di aprire la porta e di passare in un'altra stanza uguale, con lo stesso letto dal capezzale di ferro battuto, la stessa poltrona di vimini e lo stesso quadretto della Vergine de los Remedios sulla parete infondo. Da quella stanza passava in un'altra stanza esattamente uguale, fino all'infinito. Gli piaceva andarsene di stanza in stanza, come in una galleria a specchi paralleli, finché Prudencio Aguilar gli toccava la spalla. Allora tornava di stanza in stanza, svegliandosi a ritroso, percorrendo la strada inversa, e trovava Prudencio Aguilar nella stanza della realtà.



G. G. Màrquez - Cent'anni di solitudine - Mondadori

Nessun commento:

Posta un commento