mercoledì 5 maggio 2010

In meno di un mese...

Ero innamorato di una certa Euridice. Ero innamorato di lei. Totalmente innamorato. Innamorato come un totano. Me ne resi conto solo quando mi lasciò, di punto in bianco. Accadde in un attimo. La tortura durò un mese, febbraio. Il primo febbraio: "Ti lascio". "Ma va’". "Vado, vado". "Scherzi?". "Mai stata così seria. Anche se mi dispiace". "Sarebbe come dire che non mi ami più?". "No, per amarti, purtroppo, ti amo. In fatto è che fino a ora ho sofferto solo io". "Avresti potuto dirmelo. Non me ne sono mai accorto". "Appunto. Ho sofferto per due. Non riesco più a reggerlo. Ti cedo la tua parte di dolore. Così soffriremo in due per la mia decisione". Febbraio ha ventotto giorni, ventinove negli anni bisestili. La prima settimana la spesi coprendo Euridice di insulti telefonici, la seconda umiliandomi pregandola di tornare, la terza cercai di farmene una ragione e smisi di chiamarla. Un silenzio totale, come un colpo sparato col silenziatore. La quarta cominciò a chiamarmi lei, così, un po’ per salvare la nostra amicizia e proteggerla dal nostro amore. Facevo il brillante cercando di recuperarla. Ogni due telefonate fingevo che non mi importasse più nulla di lei, in realtà non mi importava più nulla tranne che di lei. Sette giorni di parolacce, sette di "Ti prego", sette di "Io non chiamo, prendo appunti!", sette di "Com’è bello essere single. Come è buono il single malt!". Sette quattordici ventuno ventotto. Quello era un anno bisestile. Il ventinove febbraio mi resi conto di essermi perso.


Andrea G. Pinketts-Nonostante Clizia-Mondadori

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