mercoledì 17 ottobre 2012

...l'ultima volta che la vidi.

Quando capii che stava bruciando, a Kandilli, un'altra delle mie amate ville di legno del Bosforo, scesi dalla macchina per vedere meglio. La mia bella era turbata dall'entusiasmo dei miei amici davanti alle fiamme, e così la tenni per mano. Camminammo lungo la fortezza proprio per allontanarci dalle auto e dalla folla che, bevendo il tè, osservava l'incendio di una delle ultime ville signorili ottomane. Io allora le raccontai che al liceo saltavo le lezioni e aggiungevo con un battello la parte asiatica, solo per infilarmi in quelle strade. Davanti al buio del piccolo cimitero, allorché la mia modella mi sussurrò all'orecchio che mi amava molto, le dissi che per lei avrei fatto qualsiasi cosa, e l'abbracciai con tutte le mie forze, mentre sentivamo dentro le ossa la potenza oscura delle correnti vertiginose del Bosforo. Baciandola, ogni tanto aprivo gli occhi e vedevo la luce arancione dell'incendio, riflessa sulla pelle vellutata del suo viso. Al ritorno ce ne restammo in silenzio, mano nella mano, sui sedili dietro della macchina. quando arrivammo a casa sua, scese e corse con passi infantili verso il portone: questa fu l'ultima volta che la vidi.



O. Pamuk- Istanbul- Einaudi

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