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...un'apparizione
La donna non guarda verso di noi, guarda noi. Cerca lo sguardo di mia figlia e poi incrocia il mio.
È un’apparizione sprigionatasi dal tappeto di foglie, una
dea dei platani tiratasi in piedi di scatto dalla panchina,
ma ora immobile, con entrambe le mani aggrappate alla
tracolla della borsetta e due caviglie bianchissime punta-
te in quel misero francobollo di terra. Chi sta guardando
davvero? Per chi si è alzata? Mi volto indietro. Niente.
Guardo in giro in cerca di un fotografo, di una troupe
televisiva. No, quella non è una modella, o se lo è, non
è qui per lavoro. Eppure non ha bambini con sé, né l’ho
mai vista portarne. Chi sta aspettando? Cosa l’ha messa
alle otto e mezza su quella panchina? Ovviamente non è
venuta per te, mi sto dicendo quasi ad alta voce, mentre
ormai ho sforato di un bel po’ i nove minuti e sento che
la mano di Fiona prova a sgusciare con modi via via piú
esasperati dalla mia. La donna si sta mordendo il labbro
inferiore senza smettere di fissarmi. È come se volesse
venirci incontro. Assurdo, lo so, però ogni mio gesto – io
che sistemo la felpa nuova sulle braccine di Fiona, io che
rispondo al saluto esagerato della maestra Tatiana, io
che mi accuccio per avere piú vicino possibile l’odore di
mia figlia, io che annuso a una spanna il pezzetto di pelle
che avrei voluto baciare – tutto insomma, viene adulterato dall’irradiarsi di questa illusione.
M. Covacich- Fiona- Einaudi
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