lunedì 5 settembre 2011

...l'ha mandata san Gennaro

Perché uno per tutta la vita vorrebbe essere ragazzo, mica uno scherzo invecchiare. Non credo proprio. Comunque, bisogna pur sbrigarla la pratica dell’esistenza. A forza di derapate lente.
Niente, io sono uno di quelli che, per ingordi di etichette deficienti, viene definito “un cantante da night”. Però io non sono un’etichetta. Io sono un uomo. Ma che dire, col senno di poi, non era meglio essere un’etichetta?
Mi sconfinfero in questo lussuoso camerino grande quanto il salone della mia casa napoletana, con questi velluti rossi che mi stonano l’esistenza, mentre aspetto di tenere il concerto più importante di questa mia sontuosa carriera che, tutti lo sanno, ho costruito pezzetto pezzetto. Mi inginocchio e cerco di arginare l’acqua minerale che scalpita per risalire dallo stomaco al catino, segno della croce, mani congiunte, grassocce e farcite di anelli d’oro. I palmi si attaccano come calamite sudaticce. Sono fradicio di me stesso, adesso.
Prego, spodestando i lontani ricordi della prima comunione, ma niente, neanche un modesto Pater Noster. D’altro canto, la cocaina, se te la fai per lungo tempo tutti i santi giorni, te la massacra la memoria, altro che, e non solo quella. E io la coca me la prendo allegramente, senza tregua, da vent’anni. Poi ti racconti che non è così, nel quartiere della mente consideri la memoria un reduce resistente, aggredisci l’evidenza, è calata la suggestione, un sipario di polvere. Lo stupore, anche, ma sono bagliori rallentati. Il fetore della novità, ad un tratto.
È così che ti cominciano dei dolori atroci, succhi ai limiti e ti ritrovi distrattamente davanti, moscia e genuflessa, la tua anima. Questo monumento invisibile.
Ma mica la cavi fuori così una preghierina, macché, però mi ricordo una frase che dissi una volta ad una giornalista con le tette non c’è male:
“Se a Sinatra la voce l’ha mandata il Signore, allora a me, più modestamente, l’ha mandata san Gennaro”, questo dissi. A quei tempi ero in vena di presunzioni a macchia di leopardo. E se mi va bene questo concerto lo posso essere anche adesso un bel presuntuoso.


Paolo Sorrentino-Hanno tutti ragione-Feltrinelli

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