lunedì 19 settembre 2011

Ma bisogna scegliere: o vivere o raccontare.

  • Ma bisogna scegliere: o vivere o raccontare. Per esempio quando ero ad Amburgo con quell'Erna di cui non mi fidavo e che aveva paura di me, menavo un'esistenza strana. Ma c'ero dentro, e non ci pensavo. Poi, una sera, in un piccolo caffè di San Pauli, ella mi lasciò per andare al lavabo, ed io rimasi solo. C'era un fonografo che suonava Blue Sky. Mi misi a raccontarmi quello ch'era avvenuto al mio sbarco. Mi dissi: “La terza sera, mentre entravo in un dancing chiamato la Grotta Azzurra, ho notato un pezzo di donna mezzo ubriaca. E quella donna è quella che attendo in questo momento, mentre ascolto Blue Sky, e che sta per tornare a sedersi alla mia destra e circondarmi il collo con le sue braccia”. Allora ho sentito acutamente che avevo un'avventura. Ma Erna è tornata, mi si è seduta accanto, m'ha circondato il collo con le braccia ed io l'ho detestata, senza saper bene il perché. Lo capisco ora: bisognava ricominciare a vivere e l'impressione dell'avventura era svanita.
    Quando si vive non accade nulla. Le scene cambiano, le persone entrano ed escono, ecco tutto. Non vi è mai un inizio. I giorni si aggiungono ai giorni, senza capo né coda, è un'addizione interminabile e monotona.


    J. P. Sartre-La Nausea- Mondadori

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