mercoledì 13 marzo 2013

...danzando per nessuno

Però com'eri bella alla finestra, con il grigio del cielo posato sulla guancia, il libro in mano, la bocca sempre un po ' avida, gli occhi indecisi. C ' era tanto tempo perduto in te, eri talmente il modello di ciò che avresti potuto essere sotto altre stelle, che prenderti fra le braccia e amarti diventava un compito fin troppo tenero, troppo prossimo all'opera di carità, e questo era l'inganno perché mi lasciavo trascinare dall'imbecille orgoglio dell'intellettuale che si crede attrezzato per capire ( piangendo un mar di calde lacrime? ma è semplicemente schifosa come espressione). Attrezzato per capire, fa venir voglia di ridere Maga. Senti, questo è soltanto per te, non andarlo a dire in giro. Maga, il modello vuoto, ero io, tu tremavi, pura e libera come una fiamma, come un fiume di mercurio, come il primo canto dell'uccello quando irrompe il giorno, ed è dolce dirtelo con le parole che ti affascinavano perché non credevi che esistessero fuori delle poesie, e che avessimo il diritto di usarle. Dove sei, dove andremo domani, due punti di un universo inspiegabile, vicino o lontano, due punti che creano una linea, due punti che si allontanano e si avvicinano arbitrariamente (per i grandi caratteri che avevano reso illustre il cognome dei Bueno de Guzmàn, ma quant'è pacchiano costui, Maga, come potevi andar oltre la pagina cinque...), ma non starò a spiegarti proprio adesso i cosiddetti movimenti browniani, naturalmente non voglio spiegarteli eppure noi due, Maga, componiamo una figura, tu un punto da qualche parte ed io, a una certa distanza, un altro, che si spostano, tu adesso in rue Huchette forse, io ora nella tua camera vuota mentre scopro questo romanzo, domani tu alla Gare de Lyon (se partirai per Lucca, amore) e io in rue du Chemin Vert, dove ho scoperto un vinello stupendo, e a poco a poco, Maga, comporremo una figura assurda, disegnando con i nostri movimenti una figura identica a quella che disegnano le mosche quando volano in una camera, da qui a là, un improvviso dietrofront, da là a qui, e questo è ciò che si chiama movimento browniano, capisci? un angolo retto, una linea ascendente, da qui a là, dal fondo in avanti, in su, in giù, spasmodicamente, frenando di colpo e ripartendo nello stesso attimo verso un altra direzione, e tutto ciò tesse un disegno, una figura, qualcosa d'inesistente come te e come me, come i due punti perdurti in Parigi che si muovono di qui in là, di là di qui, facendo il loro disegno, danzando per nessuno, neppure per loro stessi, una interminabile figura senza senso.


J. Cortàzar - Il gioco del mondo (Rayuela) - Einaudi

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