martedì 23 aprile 2013

La geometria delle cose...

Leggo solo libri usati.
Li appoggio al cestino del pane, giro pagina con un dito e quella resta ferma. Così mastico e leggo.
I libri nuovi sono petulanti, i fogli non stanno quieti a farsi girare, resistono e bisogna spingere per tenerli giù. I libri usati hanno le costole allentate, le pagine passano lette senza tornare a sollevarsi.
Così alla trattoria di mezzogiorno mi siedo alla stessa sedia, chiedo minestra e vino e leggo.
Sono romanzi di mare, avventure di montagna, niente storie di città, che già le ho intorno.
Alzo gli occhi per un po’ di sole riflesso nel vetro della porta d’ingresso da dove entrano in due, lei con aria di vento addosso, lui con aria di cenere.
Torno al libro di mare: c’è un po’ di burrasca, forza otto, il giovane sta mangiando di gusto mentre gli altri vomitano.

Poi esce sul ponte a reggersi forte perché è giovane, solo e allegro di burrasca.
Stacco gli occhi per spezzare aglio crudo sulla minestra. Assorbo un piccolo sorso di rosso aspro, legnoso.
Giro pagine docili, bocconi lenti, poi stacco la testa dal bianco di carta e di tovaglia e seguo la linea delle mattonelle di rivestimento che gira per la stanza e passa dietro due pupille nere di donna, messe su quella linea come due “mi” spaccati dal rigo basso del pentagramma. Stanno dritti su di me.
Alzo allo stesso punto il bicchiere e lo lascio sospeso prima di berlo. L’allineamento mi spinge a un principio di sorriso agli zigomi. La geometria delle cose intorno fa succedere coincidenze, incontri.

La donna sorride frontale.
L’uomo di schiena intercetta il brindisi, torce il busto, da precedenza al gomito, l’oste lo schiva con un giro d’anca mentre mi porta un piatto. Prima che l’energico termini il suo mezzo giro mi raschio in gola un saluto alla donna, come se conoscente. Lei risponde uguale mentre l’uomo mi mette a fuoco.
Intanto bevo, rimetto naso al piatto, tra lèggere e inghiottire.




E. De Luca - Tre cavalli - Feltrinelli

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