mercoledì 5 giugno 2013

...una sera di metà aprile

Giugiù era di bona famiglia, serio, educato, studiusu, faceva il terzo anno di Medicina a Palermo. Suo padre, don Antonio, che aveva giuste conoscenze, l'aveva fatto riformare alla visita di leva indove un medico appartato gli attrovò il core malandato assà. Invece Giugiù,almeno fino al momento che incontrò a Lulla, il core l'aveva sanissimo. Era stato fatto zito - e lui, figlio d'oro, aveva obbedito alla volontà paterna e materna- con una lontana cugina, una picciotteddra devota, canticchia grossa e con l'occhiali, che andava ogni jorno in chiesa. Nineta, accussì faceva di nome la promessa mogliere, dopo dù anni di zitaggio gli aveva primisso di vassalla non supera le labbra, ma allato. E po' era corsa in chiesa a confessarsi. E questa era stata la prima e l'ultima volta che la vacca del picciotto aveva toccato la pelle della zita. Perciò fu proprio per necessità di natura che Giugiù Firruzza, tenni e tenni fino a che non la tenne più, una sera di metà aprile s'arrisolvette a trasire, vrigognoso, dintra al portone della Pensione Eva.



A. Camilleri - La pensione Eva - Mondadori

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