giovedì 15 luglio 2010

Maruzza Musumeci

Questo è un "cunto" nella migliore delle tradizioni orali e contadine direi, più che siciliana, proprio della Magna Grecia. Camilleri ricorda di un certo Menico, il più fantasioso tra i contadini che lavoravano per suo nonno, il quale gli raccontava (tramandando un patrimono di nomi, nozioni, storie, apprese a sua volta, semplicemente, ascoltando altri che raccontavano ) di mondi fatti di sirene e di mare, di incantamenti e stregonerie, di magie e crudeltà, di naviganti e pescatori, di creature marine e delle loro trasformazioni, di storie da ascoltare "tenendo gli occhi chiusi" e da cui farsi letteralmente rapire. La vicenda del libro si divide in due parti, la prima vede Gnazio, il protagonista, tornare a Vigata dalla "Merica", dopo venticinque anni, con qualche soldo sufficiente a permettergli di acquistare un pezzo di terra, perchè è in Sicilia che vuole morire, possibilmente, sotto un ulivo saraceno. In America c'era andato suo padre, che lui nemmeno aveva mai conosciuto; alla morte della madre, dopo aver adempiuto, forzosamente, ai suoi obblighi militari, ci andrà anche lui.
La "Merica" però viene mostrata come un microcosmo, stretto, meschino, un posto dove Gnazio non vuole mettere radici e che, a sua volta, sembra respingerlo. Poi torna finalmente a Vigata, acquisterà in contrada Ninfa una striscia di terra bagnata per tre lati dal mare; proprio il mare è la cosa che, maggiormente, "stramma" il protagonista e che sembra lo attragga a sé, continuamente e misteriosamente. Gnazio finirà per prendere in moglie una strana ragazza, Maruzza, che con sua nonna parla in greco e, pur essendo di notevole bellezza, non è ancora maritata, forse proprio per quelle sue stranezze. Maruzza e sua nonna sono sirene e riconoscono in Gnazio l'anti Ulisse, l'uomo non da avversare nè punire, l'uomo ancorato alla terra che odia il mare, l'uomo giusto, insomma, forse proprio per la sua strana avversione/attrazione di cui sopra. Nella piccola Vigata sembra, ad un certo punto, entrare il mondo intero, vi si intrecceranno le vicende della famiglia di Gnazio, allargatasi nel frattempo proprio come la sua bellissima casa, e quelle di altri protagonisti portati lì dalla guerra. Il sogno e il mito cederanno il posto alla storia. Bel racconto, a tratti visionario e scritto in maniera intelligente e ironica, come sempre. Da leggere tutto d'un fiato, che Camilleri sa rendere scorrevole e piacevole qualunque storia, a maggior ragione una favola.




Andrea Camilleri- Maruzza Musumeci- Sellerio

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