giovedì 11 febbraio 2010

Copertine

Sono tornata a Baricco dopo molto tempo, avevo trovato la faccenda delle quattro diverse copertine di "Questa Storia", a suo tempo, pretenziosa; poi ho comprato Emmaus proprio per la copertina, scarna, essenziale, direi lapidaria. Il libro è snello, di agile lettura, c'è un Baricco che poco si compiace della sua abilità retorica e di maniera, non che la comunicazione, a mezzo bigliettini lasciati al caso, tra due fidanzati non sia una sua cifra poetica inconfondibile e certa, esattamente come il suo parlarci di "cuori piccoli" o di "attese di senso", però sembra che il tema centrale del libro assorba in sè ogni divagazione, si affermi prepotentemente. La storia è quella di un gruppo di ragazzi alle prese con l'età incerta e ingestibile dell'uomo. Questi si rapportano all'amore, all'amicizia, alla morte, alla vendetta man mano che li sperimentano, vivendoli sulla propria pelle e a proprie spese. Sono, insomma, delle pagine bianche e tutte ancora da scrivere, ballano tra la follia del caos e quella dell'ordine, tra poli opposti, tra fede e nulla, tra goffaggini e istintuali conoscenze dettagliate delle sfumature, tra luci e penombre, tra l'agire e l'essere "agiti". Da qualunque parte si schieri il lettore si renderà presto conto che si tratta in fondo di uno stesso procedere per lampi e che tutto è oscurità, c'è un unica tenebra per tutti. A voler fare uno slogan si potrebbe dire, semplicemente, che per vivere veramente occorre "vedersi", non che ci vedano o che noi vediamo gli altri, ma proprio "vedersi", in sincrono.




Alessandro Baricco- Emmaus- Feltrinelli

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