«Ancora guardo il  sole - il mio primo sguardo a occhi aperti. È rosso sangue e gli uomini  camminano in cima ai tetti. Tutto al di sopra dell’orizzonte mi è  chiaro. È come la domenica di Pasqua. La morte è dietro di me e anche la  vita. Voglio vivere la vita spirituale del pigmeo, la vita segreta del  piccolo uomo nella boscaglia selvaggia. Dentro e fuori si sono scambiati  di posto. L’equilibrio non è più la meta, la bilancia deve essere  distrutta. Voglio sentirti promettere ancora tutte quelle cose di sole  che ti porti dentro. Lasciami provare a credere per un giorno, mentre  riposo all’aperto, che il sole porti buoni notizie. Lasciami marcire  nello splendore mentre il sole ti scoppia nell’utero. Credo tutte le tue  bugie, implicitamente. Ti prendo come personificazione del male, come  distruttrice dell’anima, come Maharani della notte. Inchioda il tuo  utero al muro, sì che possa ricordarti. Dobbiamo andare. Domani,  domani…»
Henry Miller-Tropico del Capricorno-Mondadori





Grandissimo! Non ricordo più quante volte ho letto i due Tropici monumentali di Miller, e sempre più profondi e mutanti nel loro magnifico abisso. Li ho letti, digeriti, sputati, dimenticati, ma soprattutto amati e sentiti nelle note più speziate e cantabili del loro sogno. Nella loro stupenda luminescenza anarchica.
RispondiEliminaGrazie di cuore,
Luigi
Sono contenta che ti piaccia, Miller è da sempre una mia passione, ogni volta nuovo e più
RispondiEliminacoinvolgente, non smetterò mai di leggerlo!;-)