giovedì 3 giugno 2010

Domani nella battaglia pensa a me.

Se raccontare è indice di generosità, come in questo romanzo sembra si lasci intendere, allora Marias è un generoso. Tutta la storia ruota intorno al concetto di verità, la verità di ciascuno di noi in relazione a ciò che sperimentiamo col nostro agire o non agire, col nostro aprirci agli altri oppure no, anche a prescindere dalla nostra stessa consapevolezza, col vivere quotidiano, insomma, finisce per non esistere, perchè non è mai la stessa. In questo romanzo,  a mio avviso più che degno di questo nome, passa il messaggio che tutto ciò che succede, anche se mentre accade sembra essere "neutro, rivisto alla luce di un naturale accadimento (che tendiamo ad occultare, a allontanare perchè culturalmente sentito come imbarazzante, umiliante, angoscioso e quant'altro...) quale è la morte, può assumere connotati di colpevolezza, di crudeltà, di ignominia assolutamente impensabili in sua assenza. Sembra che i fatti vengano a illuminarsi di una luce criminosa per effetto della morte, la verità diventa addirittura parziale e definitiva, senza possibilità di essere più smentita o rettificata. Ed ecco che nasce l'esigenza di raccontare, argomentare, giustificare per convincere gli altri e convincerci,  a nostra volta, della neutralità dei nostri comportamenti nel momento che venivano compiuti. La morte parcellizza la realtà, il racconto è più completo e assolve perchè persuade, convince e porta l'interlocutore dalla parte di chi racconta , apre a possibilità prima ignorate e pensate inesistenti, proprio  il contrario del silenzio e della morte stessa. L'autore è bravissimo nel raccontare, molto interessante è l'analisi particolareggiata  che fa della psicologia femminile vista dal punto di vista maschile. Ha un linguaggio tutt'altro che banale ma mai pesante o macchinoso, bellissimi sono i suoi flash back continui e inquietanti al tempo stesso, bello è l'utilizzo di immagini ( la nuca, le scarpe, il cadere in ginocchio, le mani che stringono o fanno altro ) che si sovrappongono e si ripetono nel corso del romanzo anche se in contesti diversi; sembra che i fatti e i personaggi che li mettono in atto siano dei prismi, che a seconda della luce possono rimandarci una  faccia o l'altra, o addirittura più facce tutte insieme. Originalissima la trovata di chiamare ad un certo punto, il protagonista che è un negro ( in senso letterario ), un nessuno di un nessuno a sua volta, proprio Javier. Questo la dice lunga sulla sottile ironia e il senso di divertimento che permea la storia ( vita e letteratura come facce di una stessa medaglia, credo ci siano riferimenti fortemente autobiografici a riguardo ) e sulla capacità d'incantare e sedurre fino all'ultima parola del suo autore. Assolutamente da leggere!


Javier Marìas- Domani nella battaglia pensa a me- Einaudi

2 commenti:

  1. manca manca celo celo, celo... questo celo!
    me lo ha consigliato il nostro amico in comune, il carissimo Luigi...
    In coda per essere letto, è qui, di fronte a me nella libreria!
    Un abbraccio. Sandra

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  2. Bellissima quest'analisi. Sono molto legato a questo romanzo, che considero tra i più riusciti e i più ispirati degli ultimi tempi. Devo assolutamente rileggerlo, come minimo una seconda volta. Ormai lo considero uno di quei punti fermi a cui ricorrere anche a grandi distanze di tempo, e da esplorare in profondità, nelle sfaccettature e nei bagliori complessi del suo prisma. Un romanzo imperniato sulla maestà del linguaggio, sofisticato, elegante, irresistibile. Capolavoro assoluto di letteratura contemporanea. Non ho dubbi.
    l.s.

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