martedì 22 giugno 2010

Verso un porto deserto

Per che scopo sono nato?… Probabilmente uno scopo c’era e devo avere avuto un’alta destinazione, perché mi sento forze sconfinate nell’anima; ma non sono riuscito a scoprire questa destinazione, mi sono distratto con le lusinghe di passioni vuote e ingrate; dal loro crogiolo io sono uscito duro e freddo come l’acciaio, ma ho perso per sempre il fuoco delle nobili aspirazioni, il fiore migliore della vita. E da allora quante volte ho già recitato il ruolo dell’ascia nelle mani del destino! Come lo strumento del boia, io sono caduto sulla testa delle vittime predestinate, spesso senza cattiveria, sempre senza rimpianto… Il mio amore non ha mai reso felice nessuno, perché non ho mai sacrificato nulla per coloro che ho amato; io amavo per me, per il mio proprio piacere, mi limitavo a soddisfare uno strano bisogno del cuore, inghiottivo avidamente i loro sentimenti, la loro tenerezza, le loro gioie e sofferenze: e non ne ero mai sazio. Così chi è sfinito dalla fame si addormenta stremato e vede in sogno cibi sontuosi e vini spumeggianti; divora con entusiasmo i doni aerei dell’immaginazione e gli pare di stare meglio… ma non appena si sveglia, la visione scompare… restano la fame raddoppiata e la disperazione!
Così forse, domani io morirò!… e sulla terra non resterà nemmeno un essere che mi abbia veramente capito. Alcuni mi ritengono peggiore, altri migliore di quanto io non sia in realtà… alcuni diranno: era un bravo ragazzo, altri: un farabutto!… E l’una e l’altra cosa saranno false. 




 Michail J. Lermontov-Un eroe del nostro tempo-Feltrinelli

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