lunedì 22 marzo 2010

Immagini del potere

È degno di nota il fatto che le due più spiccate immagini di potente presenti nella più antica umanità si distinguono fra loro proprio per il loro opposto atteggiamento verso la metamorfosi.
Ad un polo sta il maestro di metamorfosi, che può assumere a suo piacimento ogni forma: sia essa di animale, di spirito d’animale o di spirito dei morti. (…) Il maestro di metamorfosi acquista effettivo potere quale sciamano. Durante i suoi accessi estatici, egli aduna presso di sé spiriti che sottomette, parla la loro lingua, diviene un loro pari e può comandarli al loro modo. Diviene uccello quando viaggia per i cieli e animale marino quando scende in fondo al mare. Egli può tutto; il parossismo che raggiunge deriva dall’accresciuta e rapida sequenza di metamorfosi che lo scuotono finché non ha scelto fra di esse il suo vero scopo.
Il maestro di metamorfosi è colui che più si trasforma. Lo si confronti ora con l’immagine del re sacrale, il quale, sottoposto a cento limitazioni, deve restare sempre al medesimo posto e dev’essere sempre immutabile, non può venire avvicinato da nessuno e spesso, anzi, non dev’essere visto mai – si vedrà che la sua differenza, ridotta al più semplice denominatore, consiste proprio nell’atteggiamento opposto verso la metamorfosi. Nell’uno, lo sciamano, la metamorfosi giunge al culmine ed è sfruttata fino all’estremo; nell’altro, il re, la metamorfosi è vietata e impedita, e ciò lo irrigidisce completamente. Il re deve restare immutabile a tal punto che non gli è neppure consentito invecchiare. Gli è imposto di essere sempre un uomo della medesima età, nel pieno della maturità, della forza e della salute, e spesso viene ucciso quando si manifestano in lui i primi segni della vecchiaia, i capelli grigi o l’indebolimento della virilità.
La staticità di questo tipo umano, cui è vietata la metamorfosi sebbene da lui procedano senza sosta ordini che mutano gli altri, è penetrata nell’essenza del potere; da essa è caratterizzata in modo decisivo l’immagine moderna del potere. Colui che non si trasforma è collocato a una determinata altezza, in un determinato posto, ben circoscritto e immutabile. Egli non deve scendere dalla sua altezza, non deve venir incontro a nessuno: “non si compromette mai”, pur potendo elevare altri, conferendo loro questa o quella dignità. Egli può trasformare gli altri, elevandoli o abbassandoli; deve fare agli altri ciò che a lui stesso è precluso. Egli, colui che non si trasforma, trasforma gli altri a suo arbitrio. 



Elias Canetti-Massa e potere-Adelphi

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