giovedì 4 marzo 2010

Si gioca al mondo!

Circa centocinquanta sono i capitoli di questo non libro, si può leggerlo in due distinte maniere, una, in particolare, è consigliata dall'autore, seguendo cioè un certo ordine dei capitoli piuttosto che quello in cui sono naturalmente collocati, l'altro modo, invece, prevede di arrivare fino al cinquantaseiesimo e di tralasciare completamente tutti gli altri; se si è più temerari poi si può scegliere una terza via, più personale, ignorando del tutto le indicazioni suddette e a proprio rischio e pericolo. La storia è quella di Horacio Oliveira, eterno studente ("borghese, portegno e collegio nazionale, che a furia di soppesare tutto si teneva ormai sull'ago della bilancia, avendo rinunciato completamente ai piatti") e narra ora "dall'altra parte" e cioè della vita parigina del protagonista, tra il Club, come lo chiama lui, ovvero un gruppo di amici intellettuali e bohémienne e la Maga ( "questa concrezione di nebulosa con inconsapevole diritto di cittadinanza in tutto ciò che tocca" ) capacissima di ritrovarsi, proprio come Horacio, in "caselle che non erano di tutti" nell'attraversare la vita; infatti, partendo da punti diametralmente opposti, da condizioni economiche, da background sociale e culturale, da vite diversissime Horacio e Lucia (la Maga appunto) finiscono per ritrovarsi irrimediabilmente come "muro e pelota". Il libro poi prosegue raccontando la storia "da questa parte", cioè di Horacio tornato in Argentina dopo l'abbandono della Maga, con la sua fidanzata Gekrepten, con Traveler, l'amico di sempre e sua moglie Talita, nella quale Horacio cercherà disperatamente la Maga tra storie oniriche e metafisiche di vendite di cachemire, lavori al circo o in pseudo cliniche, secondo la più grande tradizione letteraria latino-americana ( la figura del piccolo Rocamadour altro non è che un omaggio a Màrquez ). Infine c'è il racconto "dalle altre parti" nei "capitoli di cui si può anche fare a meno", affidato ad un certo Morelli e ai suoi scritti, cioè appunti, tentativi di riflessione, che fanno da griglia e presupposto allo svolgersi degli avvenimenti, da una specie di camera di regia nascosta. Non si vince nè si perde al gioco del mondo, già è tanto che si pareggi come nella vita; il punto sta tutto nell'avere il coraggio/umiltà di riprovarci ogni volta, ricordandosi, anche se si è usciti dall'infanzia, che per arrivare al Cielo ( avendo avuto la cura di tracciare le caselle della Rayuela, preferibilmente, con gessetti colorati ) occorrono solamente una pietruzza e la punta di una scarpa, cosa che la Maga ha sempre saputo.




Julio Cortàzar- Il gioco del mondo(Rayuela)- Einaudi

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