giovedì 11 marzo 2010

Invisibile

Quello che non si vede orienta le nostre vite in maniera irreversibile. Soprattutto il dolore. Questo ci racconta Auster in Invisibile. Ci porta fino alla duecentottantottesima pagina del romanzo, a un ritmo sostenuto, a tratti lasciandoci senza fiato, per dirci che tutti i personaggi descritti fin lì non sono quello che sembrano, che tutti i fatti raccontati, dettagliatamente, sono "smontabili" con un semplice cambio di prospettiva, un nuovo punto di vista. Poi, ancora una volta, alla fine del romanzo si ribalterà tutta la vicenda, daccapo. Il filo rosso che lega tutto sembra essere l'esigenza di fissare per iscritto l'evento che ciascuno dei personaggi, di volta in volta, non capisce della propria vita ma sa che sarà determinante nel cambiargliela, nel bene o nel male. L'autore sembra dirci che il romanzo che pretendiamo di fare delle nostre vite è in realtà solo una delle possibili o meglio delle più accettabili, per noi, versioni di esse. Mai coinciderà con quella degli altri, neppure di quelli che ci avranno amato alla follia, a maggior ragione neppure di quelli. La scrittura è bellissima e densa, la parte sull'annegamento e quello che ciò comporterà del settenne Andy è addirittura straziante, le descrizioni, poi, dei cieli parigini valgono da sole già tutto il romanzo. Lo consiglio.



Paul Auster- Invisibile- Einaudi

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