lunedì 15 marzo 2010

Non è vero ma ci credo.

Oistros, il tafano che tormenta i bovini, è la più elusiva eppure onnipresente fra le potenze che ressero i Greci. Ate, l'infatuazione che racchiude in sé il castigo, traspone quell'animale fra le donne del destino. Ma Oistros è un ragazzo, e raramente si mostra. Nella calura mitologica, dove abitano i loro corpi seminudi, dèi, eroi, figli e figlie di dèi si muovevano con occhi umidi e luminosi, finchè un ronzio si avvicinava loro dall'invisibile. Un pungiglione li feriva nell'anima, e allora si scatenavano gli eventi. La furia erotica e quella assassina non si distinguono bene, all'origine. Entrambe sorgono da quel ronzio intermittente, dalle incursioni di un piccolo animale maligno. Soltanto una volta, sul mirabile cratere di Canosa ora a Monaco, Oistros ci appare in figura nella sua piena maestà.



Roberto Calasso-Le nozze di Cadmo e Armonia-Adelphi

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